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Covid 19

Pregliasco: “In Lombardia due settimane per avvicinarci a zero casi, attenzione agli asintomatici”

La Lombardia continua a far registrare numeri ancora alti di persone positive al Coronavirus. La Regione spiega che è l’effetto di “screening sierologici ad ampio raggio” e parla di “debolmente positivi”. Il virologo Fabrizio Pregliasco spiega a Fanpage.it: “A livello di numeri in Lombardia siamo ‘il fanalino di coda della coda’ dell’epidemia, serviranno almeno due settimane per avvicinarci a zero casi”. Sui “debolmente positivi”: “Si tratta prevalentemente di soggetti asintomatici, con quella che può essere una carica virale inferiore, ma va ancora chiarito se il soggetto asintomatico è meno infettante”.
Intervista al Prof. Fabrizio Pregliasco
Virologo dell'Università Statale, direttore sanitario dell’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano
A cura di Francesco Loiacono
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Il virologo Fabrizio Pregliasco
Il virologo Fabrizio Pregliasco
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Ieri nella sola Lombardia si è registrato l'85 per cento dei casi di Coronavirus d'Italia. Mentre nel resto della Penisola i tamponi positivi sembrano diminuire e avvicinarsi allo zero (come già avvenuto in alcune regioni), in Lombardia basta guardare ai dati dell'ultima settimana per rendersi conto che l'agognato traguardo degli zero casi è ancora lontano: solo il 10 giugno il dato è stato a due cifre (99), mentre nei restanti giorni i nuovi positivi sono stati sempre compresi tra 192 e 272. La Regione, per voce del governatore Attilio Fontana, attribuisce i numeri ancora consistenti allo "screening sierologico ad ampio raggio" in corso che "sta permettendo di individuare anche i positivi asintomatici, e nel monte totale giornaliero implica un numero superiore di riscontri". Inoltre Fontana precisa che "la maggior parte dei tamponi positivi riscontrati da test sierologico evidenzia un esito ‘debolmente positivo': persone asintomatiche vicine ad essere negative che si individuano proprio grazie al test sierologico". Ma quando si arriverà a zero casi anche in Lombardia e cosa significano i casi "debolmente positivi"? Lo ha spiegato a Fanpage.it il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università Statale di Milano e direttore sanitario dell’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano.

Professore, in Lombardia si concentra la più elevata percentuale di casi di coronavirus. È una situazione normale, o comunque attesa?

Sì, in questa situazione noi siamo in una coda dell'epidemia, e noi come Lombardia siamo "il fanalino di coda della coda". La situazione si sta riducendo in modo sistematico, ma ci sono ancora degli ambiti di attenzione che sono Milano, Bergamo e Brescia.

Quindi da un punto di vista numerico non c'è da preoccuparsi?

Esatto, è normale visto che appunto siamo la "coda della coda".

La Regione a proposito dei nuovi casi parla di "debolmente positivi". Cosa significa?

Sicuramente oggi stiamo vedendo casi che in un primo tempo non incontravamo, perché non si eseguivano test. I debolmente positivi sono prevalentemente soggetti asintomatici, quindi con quella che può essere una carica virale inferiore. Si tratta di un elemento che emerge oggi grazie a una maggiore disponibilità di test, ma va ancora chiarito se il soggetto asintomatico è meno infettante.

Quindi vanno comunque trattati come persone contagiose, in grado di infettare?

Esattamente, non si è chiarito se e quanto siano in grado di infettare. Si tratta di un aspetto ancora da esaminare, di un elemento ancora da chiarire.

Secondo lei quanto dovremo attendere per vedere il numero di casi ridursi e avvicinarsi allo zero, anche in Lombardia? 

Credo che serviranno ancora due settimane, come minimo, per avvicinarci agli zero casi.

Parliamo delle riaperture: a ormai oltre un mese di distanza dalla prima non sembrano aver prodotto gli effetti negativi che qualcuno ipotizzava. 

Fino ad ora è andata bene, siamo riusciti a evitare problemi: a fronte di tre livelli di aperture siamo ancora a buon punto.

Lei teme che potrà esserci una seconda ondata?

Io credo che possa esserci se non gestiamo i focolai in maniera positiva, come stiamo facendo e abbiamo fatto ad esempio per il focolaio all'ospedale Niguarda o quelli a Roma. La seconda ondata può verificarsi se questi focolai dilagano e determinano ciò che è successo nei mesi scorsi. Purtroppo ci può stare che vi siano dei focolai, perché la quota di persone suscettibili in Italia è ancora elevata e sono stati in pochi quelli colpiti dal virus. Quindi c'è un potenziale rischio soprattutto in inverno o autunno, quando questi virus sono più facilitati nella diffusione perché reggono bene gli sbalzi termici e in più possono nascondersi dietro le forme influenzali.

C'è da temere in vista di un'eventuale seconda ondata?

Rispetto a prima siamo in grado di gestire questa situazione, che invece in prima battuta ci è arrivata in faccia senza troppi complimenti. La gestione precoce e tempestiva dei piccoli focolai sarà fondamentale.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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