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Più biciclette a Milano, se non ora quando? Per cambiare davvero serve coraggio

Oltre cinquanta  tra associazioni, marchi storici, ciclofficine, bike cafè, comitati, negozi di biciclette e onlus hanno organizzato per domenica 31 maggio una manifestazione dal titolo “Milano cambia giro”. I promotori chiedono all’amministrazione di sfruttare i cambiamenti epocali imposti dal coronavirus per rendere davvero la metropoli a misura di bicicletta. L’occasione è da non perdere, ma serve coraggio.
A cura di Simone Gorla
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Milano può davvero cambiare marcia sulla mobilità e diventare una volta per tutte una città a misura di bicicletta? Il capoluogo lombardo ha tutte le carte in regola per immaginare un futuro in cui somiglierà di più alle capitali del nord Europa, con masse di ciclisti e chilometri di piste ciclabili, poche automobili e aria più respirabile. Può sembrare un'utopia in una metropoli ancora invasa da veicoli e con i ciclisti relegati in (pericolosi) percorsi a ostacoli. Eppure l'emergenza coronavirus che ha sconvolto le nostre vite potrebbe avere l'effetto positivo di accelerare la transizione ecologica, a patto di prendere decisioni coraggiose.

In parte il cambiamento sta già avvenendo. Il Comune ha accelerato i propri progetti per 35 chilometri di piste ciclabili. Intende realizzare in un anno ciò che era previsto per un trienno. In pochi giorni è comparsa una nuova pista ciclabile sul trafficato Corso Buenos Aires, non senza polemiche e proteste. "Ormai sono più di 5.000 i ciclisti che la usano ogni giorno. E noi di notte andiamo avanti a realizzarla", ha affermato l'assessore alla Mobilità, Marco Granelli. E i milanesi hanno davvero voglia di bici. Anche grazie agli incentivi proposti dal governo, i negozi specializzati e i grandi magazzini sono stati presi d'assalto. In alcuni casi le due ruote sono andate esaurite. Ma se tanti milanesi si mettono a pedalare, stimolati dal timore di prendere i mezzi, si pone un altro problema. Troppi ciclisti in strada senza le adeguate infrastrutture possono costituire un pericolo o alimentare la "guerra" tra ciclisti e pedoni e tra auto e biciclette. Intanto i commercianti e una parte della cittadinanza, che fa riferimento soprattutto all'area del centrodestra, protestano contro il progetto di allargamento delle ciclabili che limita parcheggi e riduce la carreggiata.

In città però qualcosa si muove anche in senso contrario. Oltre cinquanta tra associazioni, marchi storici, ciclofficine, bike cafè, comitati, negozi di biciclette e onlus hanno organizzato per domenica 31 maggio una manifestazione dal titolo "Milano cambia giro". Gli ideatori chiedono ai cittadini di pedalare indossando una rosa o di partecipare a un flash mob (a numero chiuso con iscrizione obbligatoria) che si terrà in piazza Duomo alle 17.30, nel giorno in cui si sarebbe dovuto svolgere il finale del Giro d’Italia. Le associazioni che hanno promosso l'iniziativa (Associazione Cure, Associazione Tumb Tumb, FIAB Milano – Ciclobby, Legambici APS, Bikeitalia) chiedono all’amministrazione di impegnarsi a ridisegnare la mobilità cittadina con 150 chilometri di nuove ciclabili pop up (con almeno 10 radiali e 2 circolari su scala metropolitana), il potenziamento di Area C in una grande zona 20 con precedenza a bici e pedoni, ma anche una forte campagna di comunicazione per cambiare le abitudini dei cittadini. “

Al sindaco Sala chiediamo di avere coraggio. Per logiche politiche e di consenso l'amministrazione è un po' timida su ciclabili e mobilità green. "Noi vogliamo dimostrare che a Milano c'è una grande richiesta di città a misura di bici", spiega a Fanpage.it Federico Meda, uno degli ideatori della manifestazione. L'invito che arriva da molte realtà cittadine è chiaro: non sprechiamo l'occasione. Il covid ha cambiato le carte in tavola e si può pensare a una nuova partita. Per farlo, servono più chilometri di piste ciclabili, percorsi più sicuri e un cambio di mentalità degli automobilisti.

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