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Covid 19

Pio Albergo Trivulzio, i parenti delle vittime: “Siamo profondamente delusi”

Non ci stanno i famigliari delle vittime alla relazione della Commissione di verifica istituita per accertarsi della Gestione Emergenza Covid-19 presso il Pio Albergo Trivulzio di Milano. In una nota, firmata da Alessandro Azzoni, l’associazione sotto la quale si sono riuniti i parenti degli ospiti scomparsi si sono detti “profondamente delusi”.
A cura di Filippo M. Capra
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"Esprimiamo profonda delusione per i risultati presentati oggi dalla Commissione di verifica della Gestione Emergenza Covid-19 presso il Pio Albergo Trivulzio". Così Alessandro Azzoni, presidente dell'Associazione Felicita sotto cui sono radunati i famigliari delle vittime del Pat di Milano. "Notiamo come siano completamente assenti i contributi forniti da noi parenti delle vittime", sottolinea in una nota Azzoni.

L'associazione: Se avessero rispettato i protocolli…

Ad essere criticata è la relazione finale pubblicata oggi dalla Commissione di verifica, secondo cui "la mortalità del Pat è inferiore rispetto ad altre Rsa milanesi". Per questo, "Associazione Felicita – prosegue la nota – conferma i propri dubbi rispetto all'efficacia della Commissione costituita da Ats Città Metropolitana, realtà quest’ultima responsabile di non aver effettuato i controlli di sua competenza sull’organizzazione e la gestione della struttura da parte della Dirigenza Pat". Nella nota il presidente Azzoni ribadisce il suo dispiacere per la mancata attenzione da parte della Commissione nei confronti della Direzione del Pat, oltre a rimarcare "come la correttezza delle procedure e dei protocolli interni per strutture come il Trivulzio avrebbe potuto fare la differenza rispetto alle garanzie di tutela della salute e della sicurezza sia dei pazienti, sia del personale sanitario".

La critica: Non considerata nemmeno la lettera del personale sanitario

Poi, vengono ricapitolate tutte le mancanze della Direzione, dalla mancata adozione dei Dpi, "addirittura scoraggiata", alla "volontà di nascondere il problema pregresso dell’assenteismo ordinario il quale, a maggior ragione, doveva essere segnalato e non nascosto per celare l’emergenza". Infine, viene citata anche la lettera del 17 aprile scorso firmata dai medici, dagli infermieri e dagli operatori del Trivulzio, nella quale hanno dichiarato, testualmente, "di essere stati lasciati completamente soli, senza direttive che prevedessero protocolli aziendali diagnostico/terapeutici, univoche direttive sul trattamento dell’epidemia e delle norme d’isolamento, senza la possibilità di fare tamponi, senza Dpi fino al 23 marzo".

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