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Perdite di cromo esavalente dalle vasche: chiusa l’azienda Caffaro a Brescia

Continuano le analisi di Arpa e Ats all’interno dell’azienda chimica di Brescia, Caffaro, accusata di aver prodotto massiccio inquinamento ambientale in quasi un secolo di attività. La provincia di Brescia ha deciso di ritirare l’autorizzazione integrata ambientale all’azienda bloccando così qualunque sua attività. Mentre si escludono danni sanitari a lavorati e residenti causati dalle sostanze inquinanti prodotte dalla Caffaro.
A cura di Chiara Ammendola
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L'area della Caffaro a Brescia (dal sito Arpa)
L'area della Caffaro a Brescia (dal sito Arpa)

La provincia di Brescia ha ritirato l'Aia, l'autorizzazione integrata ambientale, alla Caffaro, azienda chimica di Brescia, bloccando di fatto qualunque attività dell'azienda che da oggi risulta chiusa. La decisione della provincia giunge in seguito ai controlli e alle analisi condotte da Arpa sulle attività dell’azienda che opera in via Milano, che hanno evidenziato la presenza di cromo esavalente che fuoriesce da alcune vasche. Come riportato da IlGiornalediBrescia.it per evitare inoltre che la falda acquifera possa inquinarsi a causa proprio della fuoriuscita della sostanza inquinante la Caffaro Brescia è obbligata a mantenere la barriera idraulica così da salvaguardare i terreni, una barriera comunque giudicata insufficiente a contenere i veleni presenti nel sito. Secondo quanto stabilito dalla provincia solo quando avrà sistemato le vasche e messo fine alle perdite di cromo VI potrà riprendere l'attività industriale solo dopo aver sistemato le vasche e le perdite di cromo VI.

Arpa: nessun rischio per i lavoratori e i residenti

Le analisi condotto da Arpa hanno però scongiurato qualunque tipo di rischio per i lavoratori e i residenti della zona in merito alla presenza di sostanze inquinanti nella zona come il mercurio, sostanza invece rilevata da alcune analisi effettuate da Aecom, la ditta incaricata di bonificare il sito aziendale della Caffaro, che dal 2003 è un Sito di interesse nazionale (Sin) da bonificare per via del massiccio inquinamento ambientale prodotto in quasi un secolo di attività. Secondo l'assessore all'ambiente del comune di Brescia Miriam Cominelli il mercurio sarebbe solo l'ennesimo "veleno" ritrovato nell'azienda che andrebbe ad aggiungersi alla lista dei veleni già noti, come il pcb. Le analisi e il monitoraggio dell'azienda continueranno nelle prossime settimane in vista del progetto complessivo di bonifica del sito industriale, accertata responsabile dell'inquinamento massiccio di ettari di falda anche al di là del perimetro dello stabilimento.

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