Palazzina esplosa a Milano, Pellicanò confessa: “Ho svitato il tubo del gas”
Dopo parziali smentite e molti "non ricordo", Giuseppe Pellicanò avrebbe ammesso di aver svitato il tubo del gas della sua abitazione in via Brioschi 65 a Milano, causando la fuoriuscita di metano che ha poi provocato la tremenda esplosione in cui sono morte la compagna Micaela Masella e i giovani Chiara Magnamassa e Riccardo Maglianesi.
Pellicanò, 51enne pubblicitario, avrebbe reso piena confessione durante l'interrogatorio di garanzia del carcere di San Vittore, nel quale si trova dallo scorso primo luglio. Davanti al giudice per le indagini preliminari Giusi Barbara ha raccontato di essersi svegliato nella notte tra l'11 e il 12 giugno scorso e di aver svitato la ghiera del tubo con una pinza a pappagallo. Poi ha detto di essere tornato a dormire e di non ricordare più nulla fino al suo risveglio in ospedale. Pellicanò, da tempo in crisi con la compagna Micaela, ha però negato di aver premeditato la strage. Avrebbe agito sotto l'effetto di antidepressivi, per gelosia per l'imminente separazione dalla compagna (i due non si sono mai sposati), con cui comnque continuava a vivere assieme anche alle loro due figlie di 7 e 11 anni.
La bambine sono rimaste gravemente ferite nell'esplosione e si trovano ricoverate al Niguarda. Adesso, soprattutto dopo gli sviluppi della vicenda, il tribunale dei minorenni dovrà decidere sul loro futuro: probabile che vengano affidate ai nonni, dopo che il padre sarà giudicato decaduto da genitore. Pellicanò resta ora in carcere: il gip ha infatti emesso un'ordinanza di custodia cautelare, anche se non ha convalidato l'arresto eseguito negli scorsi giorni. Non ci sarebbe infatti il pericolo di fuga contestato all'indagato (l'accusa è strage), ma Pellicanò avrebbe comunque agito in maniera "volontaria e deliberata".