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Ossa e un cranio nascosti in valigia: fermata una donna all’aeroporto di Malpensa

Una donna di 41 anni cubana è stata fermata a Malpensa: nel bagaglio, ossa ed un cranio. Si è difesa dicendo fossero resti appartenuti ad uno scimpanzé, ma da esami specifici si tratterebbe invece di resti “compatibili con l’essere umano”. La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Busto Arsizio ha aperto un fascicolo nei confronti della donna per distruzione e sottrazione di cadavere.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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In aeroporto con delle ossa ed un cranio nascosti in valigia. Una donna di 41 anni, originaria dell'isola di Cuba, è stata fermata all'aeroporto di Malpensa con questi resti all'interno del proprio bagaglio, ed è stata fermata dalle forze dell'ordine. La vicenda, seppur risalente all'ottobre del 2019, è venuta fuori soltanto adesso, quando la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Busto Arsizio ha aperto un fascicolo nei confronti della donna, chiamata a rispondere dalle accuse di distruzione e sottrazione di cadavere. Questa l'ipotesi di reato attualmente al vaglio degli inquirenti. Quando ad ottobre la donna venne fermata in aeroporto e venne fatta la scoperta di ossa e un cranio nascosti nella propria valigia, sostenne che si trattasse di resti appartenenti ad uno scimpanzé. Ma gli esami effettuati successivamente avrebbero mostrato "compatibilità con l'essere umano".

Si prospettano dunque nuovi esami più approfonditi per capire se davvero si tratti di resti umani oppure se effettivamente si trattasse di ossa appartenute ad uno scimpanzé. Anche nella seconda ipotesi, comunque, la donna dovrà spiegare alle forze dell'ordine come e perché stesse viaggiando con in valigia questi resti. Nessuna ipotesi è al momento esclusa dalle forze dell'ordine, che indagano a tutto campo. La vicenda ricorda, anche se ovviamente non vi è alcun legame diretto, quella avvenuta un anno prima sempre a Milano, quando venne ritrovato un teschio nel centro smistamento pacchi UPS di Milano: in quel caso, si trattò di traffico illegali di resti umani, ed a finire nei guai furono tre persone che li acquistavano in Repubblica Ceca e poi li rivendevano online a prezzi maggiorati anche di sei volte.

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