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Osio Sotto, le parole della 27enne rapinata e violentata: “Ho lottato per un’ora poi mi sono arresa”

È stato grazie al suo racconto dettagliato e alla sua testimonianza che i carabinieri hanno fermato il 29enne che lo scorso 7 giugno l’ha rapinata e violentata a Osio Sotto in provincia di Bergamo. Ora è giunta la prova del Dna che conferma la presenza di Moustapha Diop sul luogo della violenza: l’uomo era già stato condannato in passato per lo stesso reato.
A cura di Chiara Ammendola
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È un racconto doloroso e dettagliato quello della 27enne rapinata e poi violentata la sera del 7 giugno scorso a Osio Sotto in provincia di Bergamo: per quella violenza i carabinieri hanno arrestato al termine di incessanti indagini il 29enne Moustapha Diop, senegalese con famiglia di origine a Verdellino. La commessa del centro estetico ha descritto quanto accaduto quella sera ai militari ai quali ha lasciato la propria denuncia con coraggio e determinazione. L'aggressore l'ha colta di sorpresa quando lei, che proprio quella sera si era trattenuta in negozio fino a tardi, era tornata indietro per recuperare l'incasso.

Il drammatico racconto: Non vedevo l'ora di finirla. Gli ho detto di fare quello che voleva

"Ero in auto quando ho realizzato di aver dimenticato i soldi e quindi sono tornata a prenderli – ha raccontato la 27enne – ma ho lasciato la borsa in auto perché pensavo che sarei tornata subito". E invece alla sua auto non ha fatto ritorno perché Diop era lì armato di coltello e quando l'ha visto rientrare nel centro l'ha assalita alle spalle: prima la rapina poi la violenza. Minuti interminabili contro i quali la giovane vittima ha tentato di reagire colpendo quell'uomo con graffi e schiaffi ai quali sono seguiti i schiaffi di lui: "Mi teneva bloccata a terra e continuava a toccarmi nelle parti intime – prosegue la 27enne – ho continuato a difendermi poi non ce l'ho più fatta. A un certo punto ero esausta, non vedevo l'ora di finirla. Gli ho detto di fare quello che voleva".

L'aggressore era stato condannato per violenze nel 2014: in carcere per un solo giorno

Un'ora di dolore e violenze al termine della quale il 29enne è fuggito: a quel punto lei lo ha bloccato inveendogli contro, minacciandolo e insultandolo. Come se non avesse più paura. E quel coraggio e quella forza disperate sono servite a farle riconoscere con lucidità il suo aggressore, prima attraverso delle foto contenute nell'album dei carabinieri che le è stato sottoposto quando ha fatto la denuncia e poi in un confronto all'americana. Diop era già noto alle forze dell'ordine: il 3 aprile 2014 sempre a Osio Sotto fu arrestato e rilasciato nel giro di un giorno per un'accusa di violenze avvenute in un parcheggio ai danni di una donna. Poi, la condanna con pena sospesa a un anno e due mesi e la revoca del permesso di soggiorno nel 2016. Ora in carcere, dal 25 giugno quando la 27enne lo ha riconosciuto. Diop avrebbe agito diverse volte in passato, sempre ai danni di donne, spesso prostitute, derubate e aggredite. Due giorni fa la conferma grazie all'esame del Dna che lo porterà a un nuovo processo.

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