Ortomercato, busta con proiettile all’ispettore che rifiutò la tangente: “I bastardi si castigano”
"Ma quanto guadagni tu in Sogemi? Dimmelo dai. E quando vai in pensione? Ma scusa vieni a fare consulenze da noi. Al tuo uomo quanto gli dobbiamo dare, 1.500 euro? Dicci tu. Sei l’imperatore del mercato, quello che dici noi facciamo". È in queste parole che si concretizza l’ipotesi di tentata corruzione nei confronti di un ispettore dell’Ortomercato di Milano, il più grande apparato agroalimentare d’Italia (tra fiori, carne, pesce e ortofrutta), che ogni anno produce un giro d’affari – con tutto l’indotto – di due miliardi e mezzo di euro. La conversazione emerge dagli atti dell’inchiesta su un giro di tangenti e regali che oggi ha portato all’arresto di Stefano Zani, direttore generale della Sogemi (controllata dal Comune per il 99 per cento), dell’imprenditore Giorgio Gnoli e di un dipendente di quest’ultimo, Vincenzo Manco. Per tutti sono stati disposti i domiciliari.
La busta con proiettile all'ispettore che rifiutò la mazzetta
Secondo quanto scritto nell’ordinanza firmata dal gip Carlo Ottone De Marchi, la frase sarebbe stata pronunciata da Manco, definito dagli investigatori come “l’operativo” di Gnoli. Manco era assunto nella cooperativa che fa riferimento alla “Ageas Impresa Consortile Lombarda srl”, la società di Gnoli che si occupa di facchinaggio all’Ortomercato. L’accusa formulata dal pm Cristina Roveda è che l’azienda di Gnoli abbia avuto un occhio di riguardo grazie alle presunte mazzette. Ma nel provvedimento si scopre che non tutti i tentativi di corruzione sono andati a buon fine, come quello descritto all’inizio. Nonostante le lusinghe economiche, infatti, l’ispettore dell’Ortomercato non avrebbe ceduto e così nel maggio 2018, quattro mesi dopo la proposta, ha ricevuto a casa una busta con un proiettile e una frase per nulla fraintendibile: "I bastardi si castigano. Tocca te".
L'inchiesta partita a gennaio
Le esecuzioni della Squadra mobile di oggi sono l'ultimo passaggio di una vicenda iniziata nel gennaio scorso, quando il direttore Zani venne indagato assieme ad altri 7 per corruzione e turbativa d’asta dalla procura. Già quasi un anno fa si parlò di una tangente da 2mila euro consegnata al direttore generale il 25 ottobre 2018 da "una delle cooperative che gestiscono il facchinaggio". Subito dopo la notizia, Zani rispose pubblicamente con una dichiarazione chiara: «Sono certo di aver sempre agito con la massima correttezza e conto di poter dimostrare che non sono mai stati commessi da parte mia atti contrari ai doveri d’ufficio. Si ipotizza il mio coinvolgimento in un episodio che vedrebbe favorito un fornitore di Sogemi nell’ambito di una procedura di gara relativa ai servizi di facchinaggio. In realtà nessuna gara è stata o è al momento avviata in quel settore, mentre è all’esame dei competenti organi societari la procedura per l’approvazione di un nuovo Regolamento delle attività di facchinaggio e trasporto».