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Omicidio Nadia Arcudi, qualcuno avrebbe aiutato il cognato a trasportare il corpo

Proseguono le indagini sulla morte di Nadia Arcudi, 35enne maestra di Stabio (nel Canton Ticino) trovata morta nel bosco di Rodero, vicino Como, lo scorso 16 ottobre. Per gli inquirenti elvetici qualcuno potrebbe aver aiutato il cognato Michele Egli, finora unico indagato per l’omicidio, a trasportare il corpo di Nadia. Ancora molti i misteri sulla morte della 35enne.
A cura di Francesco Loiacono
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Proseguono le indagini sulla morte di Nadia Arcudi, 35enne maestra di Stabio (nel Canton Ticino, in Svizzera) trovata morta nel bosco di Rodero, vicino Como, lo scorso 16 ottobre. Nuovi nomi potrebbero aggiungersi sul registro degli indagati, che al momento vede iscritto per omicidio volontario e occultamento di cadavere il cognato della maestra, il 42enne Michele Egli. È accertato ormai il suo ruolo nel trasporto del corpo di Nadia da Stabio fino a quel tratto di bosco poco dopo il confine con l'Italia, dove poi è stato trovato. Il viaggio sarebbe stato compiuto venerdì 14 ottobre, quando l'auto dell'uomo è stata ripresa da una telecamera sul valico del Gaggiolo, la strada che costeggia il bosco.

Le certezze degli inquirenti, sia elvetici sia italiani (titolare delle indagini è il sostituto procuratore di Como Massimo Astori) finiscono però qui. Tanti, invece, i dubbi e i tasselli ancora mancanti. Il più importante è che, nonostante le ammissioni rese finora, Egli continua a sostenere di non aver ucciso Nadia. L'uomo ha detto di averla trovata già priva di vita nella sua casa di Stabio, rimanendo sotto choc. Poi, per non esporre anche gli altri familiari al medesimo trauma, avrebbe deciso di portarne il cadavere nel bosco, avvolto nel tappeto e con un sacchetto di plastica in testa.

Non si sa ancora, però, se Nadia fosse effettivamente già morta quando è stata caricata sull'auto del cognato, o se la morte sia sopraggiunta più tardi, quando è stata abbandonata – comunque incosciente – nel bosco. Si attendono, in proposito, gli esiti degli accertamenti medico-legali. Altri risultati sono attesi da una perizia tossicologica disposta dalla magistratura italiana: dovranno chiarire se Nadia, che sarebbe morta per soffocamento, sia stata drogata prima: lo testimonierebbe l'assenza di graffi e lesioni sul corpo della donna, che non si sarebbe dunque difesa dal suo aggressore.

Il possibile ruolo di complici nell'omicidio

Infine, l'ultimo elemento sul quale lavorano gli inquirenti elvetici riguardano il possibile ruolo di altre persone nella morte di Nadia. In particolare, sembra strano che Michele Egli sia riuscito da solo a trasportare il corpo della maestra dalla sua abitazione fino al bosco, e poi sia tornato nella casa di Stabio rimettendo a posto tutti i mobili che, inevitabilmente, deve aver spostato per far passare il cadavere – o il corpo – di Nadia. Il 42enne sostiene questa versione: avrebbe rimesso tutto a posto con precisione millimetrica. Una versione che però, come tanti altri aspetti delle testimonianze rese finora dall'uomo appassionato di romanzi di Stephen King, non convince gli inquirenti.

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