Omicidio di Sana Cheema: tutti assolti i parenti della 26enne morta in Pakistan
Sono stati assolti per insufficienza di prove i parenti di Sana Cheema, la ragazza di 26 anni uccisa in Pakistan il 18 aprile 2018 durante un viaggio nel suo paese di origine. La sentenza è stata emessa dal tribunale distrettuale di Gujrat, nel Nord-Est del Paese, che ha assolto gli 11 imputati, tutti familiari, tra i quali figuravano anche il padre, la madre e diversi altri parenti, accusati di aver preso parte a quell'omicidio. La giovane originaria del Pakistan viveva a Brescia e voleva sposare il fidanzato italiano. Per il giudice non c'erano prove sufficienti o testimoni dell'omicidio. La notizia è stata diffusa dai media pakistani. Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro dell'Interno Matteo Salvini che con un tweet ha commentato la sentenza: "Che vergogna – ha scritto – se questa è ‘giustizia islamica' c'è da aver paura".
Una vicenda ricca di ombre quella della morte di Sana che si è conclusa forse troppo in fretta: gli amici della 26enne, qui in Italia, sono stati i primi a lanciare l'allarme sulla sospetta morte della ragazza dopo aver appreso di quanto accaduto in Pakistan. Sono stati loro a denunciare la scomparsa di Sana che si era recata in Pakistan, suo paese di origine per un andare a trovare la propria famiglia e che da lì però non è mai tornata. La 26enne che viveva in Italia da tempo con la propria famiglia con la quale aveva fatto spola tra Brescia e la Germania, aveva incontrato un ragazzo col quale aveva deciso di convolare a nozze. Sarebbe stato proprio questo secondo gli amici il motivo della sua morte: la famiglia non aveva accettato quel matrimonio. Secondo i parenti invece Sana sarebbe morta in casa per un incidente, tesi poi smentita dall'autopsia che ha rivelato una morte avvenuta per strangolamento. Secondo l'accusa sarebbero tutti coinvolti nel delitto e nel successivo tentativo di farlo passare per una morte per cause naturali. Ora il processo con l'assoluzione. Allora chi ha ucciso Sana?