Occupazioni abusive a Milano, corteo per il comitato abitanti Giambellino: “Non è racket”
Parte alle 18 da piazzale Tirana, a Milano, un corteo di solidarietà al Comitato abitanti Giambellino Lorenteggio scosso questa mattina dall'operazione "Robin Hood" condotta dai carabinieri del comando provinciale e coordinato dalla procura. Nove le persone arrestate, tutte gravitanti nell'area dell'antagonismo milanese: tra le persone finite ai domiciliari c'è anche uno studente di Filosofia della Statale di Milano, capitano della squadra di calcio Ardita Giambellino. Le accuse mosse dal pubblico ministero Piero Basilone sono pesanti: associazione per delinquere finalizzata all’occupazione abusiva di immobili di proprietà pubblica e alla resistenza a pubblico ufficiale.
Per i pm le occupazioni abusive non erano alla Robin Hood
Secondo il giudice per le indagini preliminari Manuela Cannavale la presunta associazione a delinquere aveva, come scopo comune, la "propagandata giustizia sociale". Volevano tutelare il diritto della casa e trovare una soluzione "dal basso" e in maniera parallela alle istituzioni all’emergenza abitativa, impedendo con ogni mezzo (leciti e illeciti) gli sgomberi e adottando una particolare politica di occupazioni abusive: due per ogni sgombero eseguito dalle forze dell'ordine. Per il pm Alberto Nobili però l'equità sociale era "una ipocrisia" e le occupazioni non erano azioni "alla Robin Hood" per dare una casa a chi non ce l'aveva. Infatti, secondo quanto riporta Luigi Ferrarella sul "Corriere della sera", il gruppo "non rispettava le graduatorie e assegnava le abitazioni ad amici e a chiunque potesse garantire un supporto al gruppo e allargare in questo modo la base del consenso nel quartiere".
Il Comitato abitanti Giambellino contesta l'accusa di racket
Oltre agli arresti, nell'ambito dell'operazione sono stati sgomberati e sigillati nove appartamenti ed è stata sequestrata anche la Base di solidarietà popolare di via Manzano 4, che è la sede del Comitato abitanti Giambellino Lorenteggio. Gli attivisti in lunghi post sui propri profili social hanno più volte rivendicato il loro operato, ma contestano invece l'accusa di racket: "È una calunnia. L’unico vero Racket lo fa Aler mettendo in mezzo la strada centinaia di famiglie ogni anno e spartendosi decine di milioni di soldi pubblici anziché assegnare le case – hanno scritto gli attivisti su Facebook – Non è mai accaduto che il comitato chiedesse dei soldi per aiutare qualcuno a prendersi una casa – hanno sottolineato dal Comitato – Le case vuote sigillate con la lamiera in Giambellino sono centinaia. Gli abitanti che ne avevano bisogno se le sono semplicemente auto-assegnate. Ci rivendichiamo invece tutte le altre attività che in questi anni il comitato ha portato avanti in totale autogestione e solo con la generosità dei militanti, senza soldi pubblici o aiuti istituzionali di nessuna sorta".
Tra le attività completamente gratuite organizzate dal Comitato ci sono doposcuola per i bambini del quartiere, corsi di italiano per adulti e adolescenti, una mensa popolare (dove erano entrate anche le telecamere di Fanpage.it), sportelli di ascolto e consulenza, feste popolari e tante altre attività: "Abbiamo assegnato decine, forse centinaia di case vuote a famiglie che ne avevano bisogno – hanno poi scritto gli attivisti – Abbiamo difeso queste famiglie dagli sgomberi e le abbiamo aiutate a riavere un tetto sulla testa. Lo abbiamo fatto insieme con gli abitanti, aiutandoci a vicenda. Lo abbiamo fatto perché a Milano sono più di 15mila le case Aler vuote, mentre quelle private sono impossibili da contare per quante sono". Il Comitato ha poi aggiunto: "Lo abbiamo fatto e continueremo a farlo. Lo abbiamo fatto perché è gusto. Perché di fronte all’abbandono delle Istituzioni e alla voracità di Aler, Mm e dei palazzinari l’unica possibile soluzione è la solidarietà attiva e la lotta". Adesso bisognerà capire come evolverà l'inchiesta che vede indagate una settantina di persone.