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Nuovo stadio di San Siro

Nuovo stadio di San Siro, martedì incontro tra Inter, Milan e Comune: in dubbio la presenza di Sala

È fissato per martedì prossimo, 3 dicembre, un nuovo incontro a Palazzo Marino tra Inter, Milan e Comune di Milano per tornare a discutere del nuovo stadio di San Siro. Le due società affronteranno con i tecnici del Comune la questione dei paletti imposti dal Consiglio comunale dopo il primo sì alla costruzione del nuovo impianto, ma non è certa la presenza del sindaco Sala. Intanto, anche Malagò si è espresso a riguardo: “Al Cio va bene anche San Siro, nonostante non sia al passo coi tempi”.
A cura di Filippo M. Capra
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Riprendono i discorsi tra il Comune di Milano e Inter e Milan per il nuovo stadio che le società vorrebbero costruire nell'area di San Siro. Incassato un primo sì all'edificazione della nuova struttura, che non sarà una conseguenza dell'abbattimento dell'attuale impianto, bensì un eventuale completamento dell'area e senza porzioni extra di spazio, le due società si recheranno a Palazzo Marino per discutere dei paletti imposti dall'amministrazione. Trova infatti conferma in ambienti comunali l'indiscrezione lanciata questa mattina da Tuttosport, secondo cui è fissato per il prossimo martedì 3 dicembre l'incontro in Comune. Differentemente da quanto risulta al quotidiano sportivo torinese, che sottolinea come "il sindaco Sala e gli assessori interessati vedranno i dirigenti di Inter e Milan", secondo quanto verificato da Fanpage.it l'incontro difficilmente vedrà la partecipazione del primo cittadino – seppur la sua presenza non sia del tutto esclusa -, ma anzi sarà occasione di nuovo confronto tecnico tra esperti di una e dell'altra parte.

La posizione di Beppe Sala

Sala, che in più di un'occasione ha dovuto rispondere a tono alle parole di esponenti dei due club, tra cui il presidente del Milan Scaroni che avrebbe preferito iniziare i lavori nel giro di un anno, si è sempre dichiarato favorevole al confronto per trovare una quadra alla situazione e soddisfare i bisogni delle società senza che i milanesi ne patiscano le conseguenze dicendo addio ad un impianto storico, su cui anche il Ministero dei Beni Culturali si è già pronunciato.

Le parole di Malagò: "San Siro non è al passo coi tempi"

Sulla questione stadio di Milano si è inevitabilmente esposto anche il membro del Cio, nonché presidente del Coni, Giovanni Malagò, che ieri a margine dell'incontro "Lo sport oltre lo sport", organizzato dal "Foglio sportivo" presso la sede del Coni di Milano, ha spiegato che a suo avviso Milano deve sfruttare le Olimpiadi invernali del 2026 – in condivisione con Cortina – per fare uno step in avanti a livello di impianti sportivi: "Milano è all'avanguardia in tutto, ma in questo non prenderebbe un voto alto in pagella". Poi, concentrandosi solo su San Siro, ha aggiunto: "È un grande stadio per capienza e storia, ma oggi i parametri per fare un certo tipo di manifestazioni sono altri", ribadendo che per il Cio è indifferente che l'inaugurazione delle Olimpiadi 2026 si tenga nell'attuale struttura o in un nuovo impianto: "Non voglio entrare a gamba tesa sull'argomento, ma abbiamo sempre detto che il Cio ha accettato le tre situazioni: San Siro come adesso, San Siro ristrutturato, oppure un nuovo San Siro".

I piani B

Se però, a seguito degli incontri che il Comune terrà con Inter e Milan, non si raggiungerà una soluzione che soddisfi tutti, i due club potrebbero optare per l'addio alla zona dove sorge il Meazza per puntare ad aree fuori dal territorio milanese. L'opzione più gettonata pare essere sempre l'ex area Falck di Sesto San Giovanni, il cui primo cittadino ha ribadito più volte di poter lasciare carta bianca per la costruzione di uno stadio e conseguente riqualifica della zona con edificazione di nuovi centri commerciali fruibili sette giorni su sette dai cittadini, anche se la questione bonifica potrebbe rallentare le proprietà cinese e statunitense per costi. Anche San Donato è una zona che intriga rossoneri e nerazzurri, ma l'azzardo di spostarsi così lontano potrebbe presto tramutarsi in una scommessa persa qualora i tifosi desistessero dal raggiungerlo con l'assiduità attuale.

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