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Nuovo processo per Riccardo Bossi: il figlio di Umberto accusato di truffa

Nuovo processo per Riccardo Bossi, primogenito del “Senatur” Umberto. Il 5 aprile dovrà rispondere davanti a un giudice di Varese di truffa e insolvenza fraudolenta. Ad accusarlo tre commercianti del Varesotto: Bossi junior non li avrebbe mai pagati. Tra le contestazioni anche quella di non aver pagato 45 euro di benzina. A carico di Riccardo Bossi già due condanne.
A cura di Francesco Loiacono
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È accusato di aver acquistato un impianto di illuminazione per la sua casa, oltre a pneumatici e accessori per la sua auto, senza pagare il conto. Per questo Riccardo Bossi, primogenito di Umberto, dovrà affrontare un processo a Varese per truffa e insolvenza fraudolenta. Lo ha deciso il giudice per l'udienza preliminare della città lombarda, accogliendo la richiesta del pubblico ministero. La prima udienza, fissata davanti al giudice monocratico, si aprirà il prossimo 5 aprile.

Tra le accuse anche quella di non aver pagato 45 euro di benzina

Ad accusare il figlio del fondatore della Lega Nord sono tre diversi commercianti del Varesotto. Uno afferma di aver installato un impianto di illuminazione nella sua casa del valore di oltre settemila euro, che non sarebbero mai stati pagati. Il secondo è un titolare di un'officina che invece accusa Bossi di non avergli pagato circa tremila euro, l'equivalente dei cerchi in lega, pneumatici e altri accessori acquistati per la sua auto, un'Audi. Infine, a muovere l'ultima accusa è un benzinaio: Riccardo Bossi non gli avrebbe pagato 45 euro.

A carico di Riccardo Bossi già due condanne

Non è la prima volta che Riccardo Bossi si trova ad aver a che fare con le aule di tribunale. Il primogenito del Senatur ha già alle spalle due condanne: la prima, a un anno e otto mesi, è arrivata al termine del processo per l'utilizzo dei fondi della Lega per spese personali. Bossi junior è stato riconosciuto colpevole di appropriazione indebita aggravata per aver usato a fini personali 158mila euro del Carroccio. La seconda condanna a dieci mesi (pena sospesa) è arrivata nel novembre dello scorso anno e riguarda una vicenda analoga a quella che lo vedrà imputato: l'acquisto di gioielli e orologi mai pagati da un gioielliere, per un valore di oltre 20mila euro.

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