‘Ndrangheta, Rocco Papalia trasferito in una casa lavoro: e la prefettura chiude il bar della moglie
Rocco Papalia, il vecchio boss della ‘ndrangheta tornato nella "sua" Buccinasco, alle porte di Milano, dopo essere stato scarcerato nel luglio dello scorso anno, dovrà abbandonare la sua casa, una villetta in via Nearco in parte sequestrata, per andare in una casa lavoro. Lo ha deciso il Tribunale di sorveglianza, che già aveva sottoposto Papalia, fin dalla sua scarcerazione dopo 25 anni di carcere, a un rigoroso regime di libertà vigilata. Negli scorsi mesi però il vecchio boss di Buccinasco aveva più volte violato le prescrizioni imposte dal regime di libertà vigilata: in particolare a marzo Papalia era stato sorpreso a guidare l'auto della moglie senza patente e nonostante gli fosse stato vietato. Il pubblico ministero Adriana Blasco, dell'ufficio esecuzione della procura, aveva quindi chiesto per il 68enne l'applicazione di una misura più restrittiva: il vecchio boss dovrà dunque lasciare la sua abitazione e andare in una casa lavoro, una struttura interna al carcere che si trova in quattro penitenziari italiani.
Contro la decisione gli avvocati di Papalia hanno annunciato ricorso. La famiglia del 68enne si trova in questi stessi giorni ad affrontare un'altra vicenda: venerdì scorso infatti la prefettura di Milano, con un'interdittiva antimafia, ha chiuso il bar Pancaffè, un locale che si trova in via Ludovico il Moro 159, sul Naviglio grande di Milano, e che risulta di proprietà della moglie dell'ex boss di Buccinasco, Adriana Feletti. La motivazione della chiusura, provvedimento contro il quale la famiglia Papalia farà ricorso, è proprio nella proprietà del bar, in cui negli ultimi anni ha lavorato anche la figlia del 68enne, Serafina.