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‘Ndrangheta: preso in Francia il latitante Mario Miceli, tradito da un indirizzo su Internet

Condannato a 5 anni e 6 mesi nel processo “Cerberus”, Miceli era scomparso due mesi prima della sentenza definitiva. Il suo nome è legato alla cosca Barbaro-Papalia per aver sposato la figlia di Domenico “Micu l’australiano” Barbaro, esponente della ‘ndrina “Pillaru” di Platì. È stato catturato in una località di mare in Bretagna, dove dirigeva una ditta di pulizie.
A cura di Salvatore Garzillo
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Immagine di repertorio
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In Francia era “Monsieur Mario Miceli”, il rispettabile titolare di una ditta di pulizie specializzata in servizi nei condomini di Arzon, una località di mare in Bretagna. In Italia il 62enne Mario Miceli era latitante dal gennaio scorso, da quando la Cassazione ha rigettato il suo ricorso e ha confermato la condanna definitiva a 5 anni, 6 mesi e 28 giorni per associazione per delinquere di stampo mafioso. Ieri pomeriggio gli uomini della Enfast (European Network of Fugitive Active Search Teams) di Rennes lo hanno catturato ad Arzon e portato a Parigi, dove attenderà alcuni giorni per l’estradizione. La squadra speciale lo ha individuato grazie ai mesi di indagini della Catturandi del comando provinciale di Milano e del Ros, e segna il punto conclusivo del processo “Cerberus”, un’indagine nata nel 2008 dall’intuizione dell’allora pm Alessandra Dolci (oggi capo della Direzione distrettuale antimafia di Milano) sull’infiltrazione della cosca nel movimento terra nei comuni a sud di Milano, in particolare Buccinasco.

Le condanne di "Cerberus"

Al termine del lungo iter giudiziario sono stati condannati a 4 anni e mezzo Maurizio Luraghi (l’imprenditore che era a capo della “Lavori Stradali” di Pregnana Milanese e che in una intercettazione aveva ammesso di aver «costruito tutta Buccinasco»), a 7 anni Rosario Barbaro (che ha rinunciato al ricorso in Cassazione), a 9 anni suo fratello Salvatore Barbaro (genero di Rocco Papalia, si è costituito ai carabinieri lo scorso febbraio dopo un mese di latitanza). Il loro padre, Domenico Barbaro, detto “Micu l’australiano”, esponente della ‘ndrina dei Barbaro «Pillaru» di Platì (Reggio Calabria), è morto nel 2016 dopo una lunga malattia, prima di arrivare a sentenza.

L’ultimo che mancava all’appello era proprio Miceli, genero di “Micu” per aver sposato sua figlia. Vivevano assieme a due delle tre figlie a Casorate Primo (Pavia), ma almeno due mesi prima della decisione definitiva della Cassazione il 62enne ha organizzato il suo piano b. Si è preso un piccolo vantaggio sui carabinieri che sapeva sarebbero andati a suonare alla sua porta subito dopo la sentenza, così tra ottobre e novembre 2018 è sparito nel nulla. L’ultima traccia era a Nantes.

Intercettazioni, spostamenti e luna di miele

A gennaio il tribunale ha affidato le ricerche alla Catturandi guidata da Marco Prosperi, è iniziato un lavoro di intercettazioni e ricostruzione degli spostamenti dell’intera famiglia Miceli. I militari hanno imparato le loro abitudini e i loro appuntamenti, hanno scoperto che a fine giugno ci sarebbe stato il matrimonio della terza figlia in Calabria. Due giorni dopo la ragazza è partita col marito proprio per Arzon, a 120 chilometri da Nantes, dove si erano interrotti i segnali di Miceli. A tradirlo è stata una leggerezza imperdonabile per un latitante: l’indicazione della ditta di pulizia a suo nome, con tanto di indirizzo, civico e codice di avviamento postale. Anche i carabinieri erano increduli di fronte a una simile distrazione. In rete, digitando il suo nome, compare la scritta “Monsieur Mario Miceli (Arzon), entrepreneur individuel est active depuis 1 an”.

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