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Ndrangheta in Lombardia: nove arresti, sequestrate quote della catena di pizzerie Tourlé

Nove ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti soggetti, tutti italiani, sono state eseguite questa mattina dalla polizia di Stato di Milano tra la Lombardia e il Piemonte. Sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere e trasferimento fraudolento di valori. L’inchiesta ha consentito di fare luce sui legami tra la criminalità organizzata, in particolare la ‘ndrangheta, e la grande ristorazione nel Nord Italia. Sequestrati beni per oltre dieci milioni di euro, tra cui alcune quote societarie della nota catena di pizzerie Tourlé.
A cura di Francesco Loiacono
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Una foto della pizzeria Tourlé di Melegnano, una di quelle coinvolte nell'inchiesta (da Facebook)
Una foto della pizzeria Tourlé di Melegnano, una di quelle coinvolte nell'inchiesta (da Facebook)

Le mani della criminalità organizzata, in particolare la ‘ndrangheta, si allungano sulle attività legate al settore della ristorazione in Lombardia e Piemonte. È quanto ha ricostruito la polizia di Stato di Milano, che nelle prime ore della mattinata di venerdì 8 novembre ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di nove persone tra la Lombardia e il Piemonte. Gli indagati, tutti italiani, sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere e trasferimento fraudolento di valori. L'inchiesta è stata coordinata dal procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Milano, Alessandra Dolci, e diretta dal sostituto procuratore Sara Ombra. Le indagini, condotte dagli agenti della Divisione anticrimine e dai poliziotti della Squadra mobile meneghina, hanno consentito di far luce su uno dei meccanismi attraverso i quali la criminalità organizzata, nello specifico la ‘ndrangheta, reinveste i soldi che sono provento di attività illecite in business legali, in particolare il circuito della grande ristorazione nel Nord Italia.

Al centro dell'associazione a delinquere un pregiudicato vicino a cosche calabresi

Il meccanismo viene portato avanti da soggetti che secondo gli investigatori sono contigui a cosche calabresi. È il caso di un noto pregiudicato, Giuseppe Carvelli, a cui sarebbero riconducibili secondo gli investigatori quote societarie di una nota catena di pizzeria, Tourlé. Si tratta di locali famosi soprattutto per il cosiddetto "giro-pizza" (formula che consente di ordinare, pagando un prezzo fisso, diverse tipologie di pizza nell'arco di una serata), diffusi attraverso la formula del franchising in tutto il Nord Italia, dall'Emilia Romagna alla Liguria, passando per il Piemonte e la Lombardia, dove si contano oltre una quindicina di ristoranti.

Proprio il Carvelli, in passato indagato con esponenti di alcune cosche di ‘ndrangheta, secondo gli investigatori sarebbe a capo dell'associazione per delinquere disarticolata dall'inchiesta: un complesso sistema di intestazioni fittizie di beni e società con l'obiettivo di mettere al riparo dalla giustizia e dal Fisco il patrimonio illecitamente accumulato nel tempo, utilizzando soggetti incensurati, anche della cerchia famigliare. L'uomo, già destinatario nel 2008 di un provvedimento di sequestro ai fini della confisca di beni di provenienza illecita per un valore di oltre due milioni di euro, avrebbe investito nel corso degli anni ingenti somme di denaro, sempre di provenienza illecita, nel business delle pizzerie con formula "giropizza". Dalla prima pizzeria Heigun di Bovisio Masciago (in provincia di Monza e Brianza), avrebbe poi creato assieme a dei sodali nel 2014 la Myob srl, società appositamente creata per la gestione – con la formula dell’affiliazione commerciale del franchising – del marchio Tourlé. La Myob srl, oltre a continuare a gestire il marchio, detiene attualmente quote di partecipazione dirette in alcuni locali Tourlé.

Quali sono le pizzerie sequestrate

Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Milano Natalia Imarisio, che ha emesso le misure cautelari personali eseguite nelle province di Milano, Torino e Monza e Brianza, ha anche disposto il sequestro preventivo del capitale sociale, quote societarie e intero patrimonio aziendale di sei società riconducibili agli indagati per un valore di circa 10 milioni di euro. Quattro di queste società sono proprietarie di altrettanti ristoranti-pizzerie riconducibili al noto marchio franchising Tourlé: la Pmg srl (che gestisce il locale di Sesto San Giovanni), la Cologno food srl (che gestisce il Tourlé di Cologno), la Torino food srl (che gestisce il locale nel capoluogo piemontese), la Milano food srl (che avrebbe dovuto gestire il Tourlé di via Ripamonti a Milano, mai aperto) e la F&G Immobiliare srl.

Estranee all'indagine diverse altre pizzerie a marchio Tourlé

Diverse altre le pizzerie affiliate al marchio Tourlé si sono invece dichiarate totalmente estranee alla vicenda: nello specifico i locali presenti nei comuni di Olgiate Olona (Varese), Carbonate (Como), Bergamo, Gazzada Schianno (Varese) e Marchirolo (Varese) hanno diffuso una nota nella quale sottolineano che le proprie società sono indipendenti e autonome dal marchio e operano in franchising, e non fanno dunque capo alla società Myob srl che detiene parte del marchio Tourlé. "Le pizzerie – precisano i legali – non sono coinvolte nell'indagine e sono operative".

Sequestrate anche le quote dell'hotel Lincoln a Cinisello

Un'altra società sequestrata è invece proprietaria di un hotel, il Lincoln di Cinisello Balsamo. La società in questione secondo gli investigatori è riferibile ad alcuni parenti calabresi dei principali indagati, da tempo residenti a Cinisello. Uno degli indagati, per via dei suoi precedenti, per eludere le disposizioni di legge in materia di confisca e prevenzione patrimoniale  aveva chiesto e ottenuto la complicità dei propri familiari: lui aveva spostato la sua residenza all'estero, mentre i famigliari, anche in qualità di teste di legno, hanno assunto la proprietà e la gestione dell'albergo e anche, per un breve periodo di tempo della Cologno Food.

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