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Morte di Mattia Mingarelli: i Ris sequestrano computer e cellulare del proprietario del rifugio

Continuano le indagini per cercare di far luce sulla morte di Mattia Mingarelli, ritrovato cadavere in un bosco in Valmalenco, in provincia di Sondrio. I Ris di Parma hanno sequestrato computer e cellulare del proprietario del rifugio Ai Barchi dove il 30enne ha trascorso le ultime ore della sua vita.
A cura di Chiara Ammendola
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Non si danno pace gli amici e i familiari di Mattia Mingarelli, il 30enne di Albavilla, nel Comasco, scomparso lo scorso 7 dicembre e ritrovato senza vita il giorno della vigilia di Natale in Valmalenco, in provincia di Sondrio, in quei boschi in cui tanto amava passeggiare in compagnia del fidato cane Dante. L'autopsia effettuata il 26 dicembre sul corpo di Mattia ha evidenziato diverse fratture sul volto e sul capo ma nessun segno di violenza, fratture che secondo una prima ipotesi potrebbero essere compatibili con le ferite di una caduta. Un incidente dunque potrebbe essere stata la causa della morte del giovane agente di commercio, una caduta accidentale che lo avrebbe portato via per sempre alla sua famiglia. Un'ipotesi però che le persone della vita di Mattia faticano ad accettare.

Ferite compatibili con dei possibili colpi alla testa

La Procura di Sondrio sta portando avanti le indagini vagliando diverse piste, non dando così per scontato che la morte sia avvenuta per cause accidentali. Quelle ferite infatti potrebbero anche essere compatibili con dei colpi ricevuti con violenza. O non è escluso che qualcuno potrebbe aver spinto Mattia in quel dirupo, o che potrebbe essere stato lo stesso giovane a essere caduto mentre era intento a scappare. Da chi? Da cosa? Quesiti che potrebbero avere una risposta molto presto. Lì dove Mattia è scomparso e poi è stato ritrovato sono giunti i Ris (Reparto Investigazioni Scientifiche) che da ieri pomeriggio hanno dato il via ad analisi e rilievi approfonditi che hanno portato al sequestro  del pc, del cellulare e di altri supporti telematici, tutti appartenenti al proprietario del rifugio Ai Barchi dove il 30enne ha trascorso le sue ultime ore di vita.

La salma di Mattia restituita alla famiglia

Il proprietario del rifugio, l'ultimo ad aver visto Mattia, nega ogni coinvolgimento: "Io a Mattia, che avevo incontrato la prima volta due anni fa e poi il giorno della scomparsa, non ho fatto nulla di male – spiega il 49enne Giorgio Del Zoppo – non sono uno stinco di santo, lo ammetto, ma da qui a pensare anche solo per un momento che possa avergli fatto del male ce ne passa". L'uomo continua a portare avanti la sua versione, quella che vede Mattia quella sera del 7 dicembre recarsi nel rifugio per un aperitivo consumato proprio insieme a Del Zoppo e poi lasciare lo stesso rifugio poco dopo in compagnia del cane. Cosa sia successo nelle ore successive sta ora agli investigatori cercare di ricostruirlo. Intanto la salma di Mattia è stata portata a casa, e i funerali potrebbero tenersi già domani.

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