Morte della 25enne Sana Cheema: fermati in Pakistan il padre, il fratello e lo zio della ragazza
Il padre, il fratello e lo zio di Sana Cheema, la 25enne pachistana che risiedeva da anni a Brescia ed è morta in circostanze misteriose in Pakistan, sarebbero stati fermati dalle autorità pachistane. La notizia del fermo dei tre, a cui si aggiunge una quarta persona, amico di famiglia, secondo quanto riporta il "Corriere della sera" è stata confermata dall'Ambasciata italiana a Islamabad, che segue gli sviluppi della vicenda. Non è ancora chiara la posizione dei quattro: secondo il "Giornale di Brescia" l'accusa per i parenti della ragazza sarebbe di omicidio e sepoltura senza autorizzazione e risulterebbero coinvolte nella vicenda altre due persone, il medico che ha firmato il certificato di morte e l'autista che ha trasportato il cadavere di Sana.
Sulla vicenda di Sana Cheema c'è però ancora molta incertezza. In un primo momento si erano fatti paragoni con il caso di Hina Saleem, la 19enne uccisa nel Bresciano dal padre e dal cognato perché non aveva voluto accettare un matrimonio combinato dai genitori (in realtà durante il processo era emerso che il vero movente dell'assassinio era stata la decisione della ragazza di denunciare il padre, che l'aveva violentata quando aveva 16 anni). In seguito, però, dal Pakistan era arrivata una smentita: secondo quanto riferito dai parenti Sana era morta in seguito a un infarto. Una tesi che gli amici della ragazza, nata nel distretto di Gujrat ma residente da anni a Brescia, dove era molto conosciuta, avevano respinto con forza. Adesso la nuova svolta sul caso, che arriverebbe dopo gli esami sulla salma della 25enne, disposti dalle autorità pachistane proprio dopo le pressioni degli amici della ragazza, che avevano portato all'apertura di un'inchiesta. Servirà ancora del tempo per capire se i famigliari della ragazza verranno effettivamente incriminati per l'omicidio della 25enne.