Minacce sui social a Silvia Romano, la prefettura di Milano ora vuole metterla sotto protezione
Le forze dell'ordine di Milano stanno valutando che tipo di misura di tutela applicare per Silvia Romano, la ragazza liberata due giorni fa a Mogadiscio dopo una prigionia di un anno e mezzo tra il Kenya, Paese dove si era recata per fare volontariato, e la Somalia. Secondo quanto si è appreso, c'è il timore che l'odio scatenatosi sui social e fomentato nelle ultime ore nei suoi confronti per via della conversione all'Islam, possano mettere in serio pericolo la sua incolumità.
La prefettura valuta se affidarle la tutela mobile o fissa
Silvia è rientrata quest'oggi nella sua casa di Milano, in via Casoretto, accolta da centinaia di giornalisti e lunghi applausi dei residenti del quartiere. Al vaglio della prefettura c'è quindi la decisione di affidarle una tutela mobile o fissa da prendere il prima possibile per evitare incidenti violenti contro la 25enne che per le prossime due settimane dovrà osservare l'isolamento domiciliare per contenimento del Coronavirus.
L'imam di Milano: Sembra il tribunale dell'inquisizione
Sulla conversione della ragazza, avvenuta durante il periodo di prigionia, come da lei stesso ammesso garantendo che sia avvenuta in modo del tutto consapevole e senza costrizioni, si è espresso anche l'imam della Moschea di via Meda di Milano. Il capo religioso dei musulmani milanesi ha detto che quanto sta avvenendo assomiglia ad un "tribunale dell'inquisizione" e che la decisione di convertirsi è una scelta "personale". L'imam ha detto anche che l'attenzione dovrebbe essere posta sulla sua liberazione e non sui tipi di abiti che indossa, e si è detto pronto ad incontrarla qualora lei lo desiderasse.