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Milano: un anno fa moriva Jessica Faoro, uccisa con 85 coltellate dall’uomo che l’aveva ospitata

È stata uccisa a Milano nella notte tra il 6 e il 7 febbraio di un anno fa Jessica Faoro, la ragazza di 19 anni pugnalata 85 volte dall’uomo che le aveva offerto ospitalità nel proprio appartamento. Alessandro Garlaschi, l’assassino, è stato condannato all’ergastolo col rito abbreviato. Ma cosa resta oggi di questa assurda vicenda?
A cura di Chiara Ammendola
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È una storia di solitudine e abbandono quella di Jessica Faoro che ha perso la vita 19 anni uccisa il 7 febbraio 2018 con 85 coltellate da uno sconosciuto. Sì perché Alessandro Garlaschi, l'uomo col quale viveva era un completo estraneo, un uomo al quale Jessica aveva chiesto aiuto e che le aveva teso la mano invitandola ad entrare in quella che si sarebbe rivelata una casa degli orrori. Un concetto quello di casa e famiglia che Jessica non ha mai conosciuto, almeno non nel suo significato più classico. Un concetto quello di casa che ricorre come un pendolo nella vita della 19enne. Ma come giunge in quella casa Jessica? Perché a 19 anni vive con un completo sconosciuto?

La storia di Jessica: una storia di abbandoni

La sua storia è stata raccontata a più riprese da giornalisti, quotidiani, programmi tv e siti web. Eppure c'è un passato che si colloca molto prima di quel maledetto incontro e che inizia pochi mesi dopo la sua nascita quando viene allontanata dai genitori, Stefano Faoro e Annamaria Natella, evidentemente non adatti a fornirle un ambiente di crescita sereno, e principalmente una casa, un luogo concreto dove poter essere accudita. Dopo diversi anni in comunità, Jessica fa ritorno a casa dai genitori che nel frattempo però hanno avuto un altro bimbo: l'idillio dura poco. Lei e il fratello vengono allontanati a causa dei continui litigi tra i due. Da questo momento in poi la vita di Jessica continua in un turbinio di famiglie affidatarie, case famiglia e comunità, dalle quale fugge in continuazione, fino alla gravidanza che la porta a mettere alla luce un figlio, nel 2014, quando di anni ne ha solo 16. Il figlio viene dato in adozione. Ma nel frattempo i genitori di Jessica dove sono? Il padre ha ribadito innumerevoli volte di non aver avuto un rapporto con la figlia, di non conoscerla: avrebbe voluto fare il padre ma gli sono sempre mancati competenza e anche un po' di coraggio. La madre invece sembra un fantasma che aleggia nella vita di Jessica con una presenza costante ma mai incisiva, mai vera, mai concreta. Eppure dice di esserci sempre stata.

Nessuno è riuscito ad aiutare Jessica

Ci hanno provato in tanti ad aiutarla Jessica ma nessuno è riuscito a farlo davvero, dalla famiglia agli assistenti sociali, nessuno è riuscito a donarle la stabilità della quale aveva bisogno. L'assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino in un'intervista ha parlato di sconfitta, di una storia fatta di assenza e di mancanze, da un lato e dall'altro. Di figure di riferimento che non ci sono state, di una città che vive purtroppo di profonde zone d'ombra, di ragazzi allo sbando, di ragazze sole. Mancanze profonde, quelle che minano alle fondamenta. Mancanze alle quali Jessica ha cercato di sopperire con l'amore, quello verso un ragazzo, un suo coetaneo col quale inizia una sincera e breve storia nel 2017, che si interrompe poco dopo con l'arresto del giovane per diversi furti. Un periodo nero per la 19enne, un altro, che però non si arrende, perché lei è così, combatte, e trova nuova conforto nel cane, il pitbull Zen, col quale si accompagna ovunque. Allontanata dai dormitori proprio a causa del cane Jessica è sempre di più alla ricerca di un posto dove dormire, un posto che somigli a casa. È qui che compare la figura di Alessandro che pubblica un annuncio nel quale offre ospitalità nel proprio appartamento in cambio di piccole collaborazioni domestiche. È l'inizio della fine, di un inganno, dell'ennesimo femminicidio. Sappiamo come è proseguita la storia. Jessica verrà consegnata dal suo assassino che l'ha uccisa dopo un rifiuto con 85 coltellate. Urla ancora di volerle bene dal carcere Alessandro.

La piangono tutti Jessica il giorno del suo funerale, anche i genitori, anche la madre che ha sempre detto di avere con lei un rapporto speciale, anche il padre che non è padre, anche le istituzioni che ci hanno provato senza riuscirvi. A distanza di un anno di Jessica non si parla più, non si parla del suo passato, di quale sarebbe stato il suo futuro, non si parla più della morte violenta di una ragazza sola che nonostante tutto non ha mai ceduto, ai vizi, alla droga, alla prostituzione. Nonostante tutto Jessica ha sempre combattuto ed è andata avanti cercando un posto, un luogo che somigliasse a casa. Ha combattuto per capire chi fosse e dove volesse essere in una città dove neanche chi ha un passato ben definito e un futuro quasi scritto riesce forse a capirlo. Dovremmo piangerla ancora Jessica e da lei ripartire da quelle mancanze che l'hanno uccisa. Per evitare di raccontare ancora storie di mancanze e di pezzi smarriti, storie di noncuranza e solitudine.

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