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Milano, uccise il compagno con una katana dopo una lite: condannata a 12 anni

Valentina Aguzzi, la 45enne che nel marzo del 2016 a Milano uccise il compagno Mauro Sorboli con una katana, la tipica spada giapponese, è stata condannata a 12 anni di carcere. Lo ha deciso la Corte d’Assise di Milano. L’omicidio avvenne al culmine di una lite: la 45enne prese la katana e, dopo aver minacciato di uccidersi, la lanciò contro il compagno, che morì dissanguato in pochi minuti.
A cura di Francesco Loiacono
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La vittima, il 40enne Mauro Sorboli (Facebook)
La vittima, il 40enne Mauro Sorboli (Facebook)

Valentina Aguzzi, la 45enne che nel marzo del 2016 uccise il compagno Mauro Sorboli con una katana, la spada dei samurai giapponesi, è stata condannata a 12 anni di carcere. Lo ha deciso la Corte d'Assise di Milano, che ha riqualificato il reato da omicidio volontario a omicidio preterintenzionale e ha riconosciuto le attenuanti generiche, equiparandole all'aggravante dell'utilizzo di un'arma.

L'omicidio il 26 marzo 2016 al culmine di una lite

Il 26 marzo del 2016 Aguzzi e il 40enne Sorboli ebbero un violento litigio nell'appartamento in cui convivevano da un anno (di proprietà dell'uomo), in via Filippo Carcano, a Milano. Al culmine del diverbio la donna prese dal muro la katana, minacciando prima di suicidarsi. Poi, forse dopo alcuni insulti da parte dell'uomo, che si trovava disteso sul letto, lanciò la spada contro di lui, ferendolo sopra il ginocchio. La spada, molto affilata e con una lama lunga 40 centimetri, recise purtroppo l'arteria femorale del 40enne. La donna si rese conto della gravità della ferita e chiamò subito i soccorsi, ma il compagno morì dissanguato poco dopo, prima di arrivare in ospedale.

 La donna ha sempre detto: Non volevo ucciderlo

Aguzzi, che era stata arrestata subito dopo l'episodio, aveva fin da subito affermato che non voleva uccidere l'uomo. Una versione che è stata ritenuta plausibile anche dal pubblico ministero Silvia Arduini, che aveva chiesto una condanna a 14 anni: "Non immaginava che sarebbe morto, ma era accecata dalla rabbia e ha accettato le conseguenze del gesto, salvo poi pentirsene", ha detto il pm. Dopo la sentenza della Corte d'Assise l'avvocato difensore della donna, Nicola Saettone, ha preannunciato che farà ricorso in appello.

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