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Milano, scienziati a favore del divieto di fumo: “Senza sigarette qualità dell’aria migliora del 6%”

La proposta del sindaco Giuseppe Sala di vietare il fumo alle fermate del bus ha diviso cittadini e politica. Fumare meno sigarette all’aperto farebbe davvero calare lo smog? Lo abbiamo chiesto ai ricercatori milanesi che da tempo studiano questo problema. La risposta è affermativa: “Se non si fumasse più all’aperto a Milano ci sarebbe un miglioramento della qualità dell’aria del 6%”, afferma la dottoressa Cinzia De Marco del Laboratorio di ricerca del Centro antifumo dell’Istituto nazionale dei tumori. Scettico l’assessore regionale Raffaele Cattaneo: “Il fumo incide sulle emissioni inquinanti per l’1,9%”.
A cura di Simone Gorla
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Vietare le sigarette all'aperto nei luoghi affollati delle città migliora la qualità dell'aria? La politica e i milanesi si sono divisi sul tema, dopo la proposta del sindaco Giuseppe Sala di introdurre un divieto di fumo a partire dalle fermate di tram e autobus in città. Il primo cittadino ha motivato l'iniziativa con la necessità di ridurre l'inquinamento atmosferico.

Divieto di fumo in città: milanesi e politici divisi

Tra chi si è espresso a favore c'è anche il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, che si è detto "favorevole al divieto di fumo in assoluto, perché è una sciagura dal punto di vista personale ed è fuori dubbio che produca danni incredibili". Positivo anche il parere del ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, secondo cui "tutto ciò che serve come micro tassello per migliorare la qualità dell'aria è sempre utile". Scettico l'assessore regionale Raffaele Cattaneo, che ritiene "più importante concentrarsi sul 42 % dello smog determinato dal riscaldamento civile" mentre "il fumo di sigaretta incide sulle emissioni inquinanti per l'1,9%"

Le sigarette inquinano l'ambiente?

Qual è la verità? Davvero fumare meno sigarette farebbe calare lo smog? Altre città nel mondo ci stanno provando. I dubbi sorgono se si guarda alla dimensione cittadina e provinciale delle rilevazioni. Gli inquinanti emessi dalle sigarette sono sufficienti per contribuire in modo significativo alle emissioni? Gli effetti si sentono solo negli spazi chiusi, come la pensilina di un tram o il dehor di un locale? La dottoressa Cinzia De Marco del Laboratorio di ricerca del Centro antifumo dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano, intervistata da Fanpage.it, ha una risposta a queste domande, basata su analisi effettuate nel centro di Milano. "Da anni studiamo la concentrazione delle polveri sottili all'aperto e abbiamo dati che attestano la pericolosità dell'esposizione al fumo passivo", spiega la ricercatrice. In un studio pubblicato nel 2016 su European Respiratory Journal, l'equipe coordinata dal professor Roberto Boffi, pneumologo e responsabile del Centro antifumo, ha misurato le polveri sottili in via Fiori Chiari, una via pedonale con tavolini e bar nel quartiere di Brera, e nella trafficata via Pontaccio.

L'esperimento in Brera

"Si notano aumenti significativi sia per Pm1 che per Pm2,5 e Pm10 nella zona pedonale rispetto alla zona trafficata nelle ore della cosiddetta movida" con "un incremento di 15 microgrammi per metro cubo o più del Pm2.5 dovuto al fumo di tabacco, misurato nell'area pedonale". Un dato sufficiente per far regredire  l'indice di qualità dell'aria, da buono a moderato o da moderato a malsano per i gruppi sensibili. "Già questo è un risultato importante che dimostra come l'inquinamento dovuto al fumo nei cosiddetti ‘canyon urbani' sia significativo", sottolinea De Marco.

La ricercatrice: senza fumo all'aperto miglioramento della qualità dell'aria del 6%

Ma questo non è l'unico esperimento. "Abbiamo misurato il fumo passivo in un parco accanto a un fumatore: a 5 o 10 metri di distanza si rilevano picchi molto elevati di polveri sottili. Alla stazione centrale abbiamo calcolato i valori di black carbon – la parte più tossica del pm10 – che nella zona per fumatori era fino a 8 volte più alto rispetto alla zona dove non era consentito fumare", spiega ancora la ricercatrice milanese. Un divieto di fumo all'aperto in città avrebbe effetti positivi misurabili nella provincia di Milano? "In base a dati ancora in fase di elaborazione, da una prima analisi possiamo dire che se non si fumasse più all'aperto ci sarebbe un miglioramento della qualità dell'aria del 6% – afferma De Marco -. Questo con altri provvedimenti potrebbero dare un notevole contribuito".

Dati di questo tipo non sono una novità e non dovrebbero stupire. Uno studio dell'università di Stanford nel 2014 aveva misurato l'impatto di un fumatore alla fermata del bus per chi gli sta di fianco, trovando valori del Pm2,5 con picchi di 13-16 volte più alti rispetto a quelli misurati nell'adiacente strada trafficata.

Il medico: Giusto fare il possibile per ridurre il fumo

La pensa allo stesso modo il professor Stefano Centanni, direttore del Dipartimento di Scienze della salute dell'Università Statale di Milano. "Oggi siamo attenti alla soglia di 50 microgrammi per metro cubo. Ma fumando una sigaretta in una stanza di 12 metri quadrati, il pm10 in quell'ambiente arriva a 800 microgrammi per metro cubo", ha spiegato a Fanpage.it. Un contenuto altissimo di pm10 che si fa sentire anche all'aperto in ambienti affollati come le fermate dei mezzi, le stazioni, i portici e le gallerie. "Dal mio punto di vista di pneumologo, è giusto fare tutto il possibile per ridurre il fumo di sigaretta, che ricordo essere il principale fattore di rischio evitabile nel mondo contemporaneo – sottolinea il Centanni -. Le patologie fumo-correlate ci costano cifre insostenibili per qualsiasi sistema sanitario nazionale per malattie come infarto, ictus, bronchiti ed enfisema. Più un numero rilevantissimo di tumori. Ben venga qualsiasi cosa si faccia di coordinato e organico contro il fumo".

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