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Milano, nell’ex reparto Covid allagato tornano i malati rari: “Non è idoneo, sembra una prigione”

Un reparto del Policlinico di Milano che durante la pandemia ha ospitato in via emergenziale pazienti Covid in terapia intensiva potrebbe tornare a fungere da Day hospital per malati rari ematologici e immunodepressi. Si tratta della struttura che si allagò durante un nubifragio a metà maggio, costringendo il personale sanitario a trasferire in tutta fretta i pazienti intubati. Adesso a Fanpage.it alcune persone che conoscono la struttura rivelano: “È un prefabbricato, sembra di stare in prigione e non è idoneo a ospitare malati rari, che avrebbero bisogno di un vero reparto”.
A cura di Francesco Loiacono
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Lo scorso 15 maggio, durante un nubifragio che si era abbattuto su Milano, un reparto del Policlinico, il De Palo, allora momentaneamente dedicato a pazienti Covid in terapia intensiva, si allagò costringendo il personale sanitario a trasferire altrove in tutta fretta i cinque pazienti allora ospitati, intubati. Il Policlinico tramite l'ufficio stampa aveva minimizzato l'accaduto, sottolineando che i pazienti erano stati trasferiti in tutta sicurezza e che il De Palo non era una struttura ‘di fortuna', ma un reparto vero e proprio. Una fonte interna del Policlinico, da cui era giunta la segnalazione, aveva però riferito a Fanpage.it che la struttura in questione non era adatta a ospitare nessun paziente, soprattutto quelli in terapia intensiva e ancor di più Covid.

È un prefabbricato, si può chiamare reparto?

Adesso un'ulteriore segnalazione in tal senso è arrivata a Fanpage.it da altre due persone, che chiedono di rimanere anonime ma conoscono da molto vicino com'è la realtà del padiglione in questione: "Quello è un prefabbricato in lamiera sotto un albero – dicono Maria e Giulia (nomi di fantasia, ndr) -. Anche le pareti interne sono in lamiera, i bagni sono minuscoli, i pavimenti traballanti, l'impianto di riscaldamento e raffreddamento non sempre funzionante, ci sono stati inverni in cui si sono dovute accendere le stufe. E poi quando piove, spesso piove dentro e si è costretti a mettere secchi per raccogliere l’acqua. Si può chiamare questo un reparto?".

Eppure la struttura, prima di essere adibita in via emergenziale a terapia intensiva per i pazienti infettati da coronavirus, dal 2015 è stata utilizzata come Day Hospital per malati rari – talassemici, affetti da drepanocitosi e altri malati ematologici e immunodepressi -, che al suo interno si sottopongono alle necessarie terapie per curare le loro malattie. Trattamenti che a volte, come nel caso delle trasfusioni, richiedono anche 4-5 ore, periodo che a volte, durante l'inverno, i malati hanno trascorso al freddo: "In alcuni casi venivano portate delle stufe, in altri invece addirittura venivano fornite ai pazienti delle coperte", spiegano le due donne a Fanpage.it. In totale sono circa 200 i pazienti malati rari e immunodepressi che hanno frequentato abitualmente (per i talassemici, una volta ogni 15-20 giorni) il reparto: "Doveva essere una soluzione temporanea, ma è dal 2015 che siamo in quel container".

I malati rari dovrebbero avere un vero reparto, lì sembra una prigione

Con l'emergenza Covid i malati rari sono stati momentaneamente spostati altrove, nel reparto di Dermatologia, ma la loro paura è che adesso che il padiglione De Palo è stato "liberato" da pazienti con coronavirus possano ritornare lì. "Abbiamo sentito che un trasferimento è in programma per la metà del mese – spiegano le nostre fonti -. Sarebbe invece opportuno dare ai malati rari un vero reparto poiché loro vanno in ospedale più volte al mese e per tutta la vita. In quel prefabbricato, oltre al rischio allagamento e corto circuito, nelle stanze per i pazienti, nella sala prelievi e negli studi medici ci sono piccole finestre con inferriate, dalle quali non arriva certo luce ma solo odore di tubi di scarico delle ambulanze in sosta con motori accesi. Sembra di stare in prigione – si sfogano le due donne -. È questa l'eccellenza di un centro di riferimento regionale per malati rari? È una struttura temporanea e non permanente, somiglia ad un ospedale da campo o temporaneo per zone terremotate, non è certo un reparto di un policlinico in centro città. I malati rari – concludono – sono una fascia debole e dovrebbero essere rispettati e protetti, e avrebbero il diritto di avere un loro reparto adeguato".

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