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Milano, nelle mense scolastiche arriva il “menu universale” per tutte le fedi religiose

Mercoledì 28 ottobre gli oltre 50mila bambini che frequentano le scuole elementari di Milano troveranno ad attenderli a mensa un menu particolare, che rispetta i principi di tutte le principali religioni. Il pasto è il frutto di un anno di studi e mira a rafforzare l’integrazione tra persone di fedi diverse.
A cura di Francesco Loiacono
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Un interessante progetto di integrazione religiosa vedrà oggi, mercoledì 28 ottobre, protagonisti tutti gli studenti milanesi delle elementari che frequentano le mense scolastiche. A pranzo, gli oltre 50mila bambini troveranno ad attenderli un menu particolare, che rispetta – o per lo meno ci prova – i principi di tutte le principali religioni del mondo: il menu universale.

Si tratta, come spiega il quotidiano La Repubblica, di un progetto al quale hanno lavorato per un anno docenti, ricercatori e dietologi. Il progetto è nato su impulso di Mariachiara Giorda, docente di storia delle religioni all’Università e coordinatore scientifico dell'associazione Benvenuti in Italia, e ha visto la collaborazione dell'Università Milano Bicocca, di Milano Ristorazione (che gestisce le mense scolastiche) e dell'Università statale.

Per idearlo è servito un anno di studi

Il risultato di questi studi è riassunto in questo pranzo: vellutata di zucca con riso, crocchette di legumi e verdura, carote e frutta. Apparentemente povero, ma in realtà rispettoso dei principi cattolici, musulmani, ebraici e anche del vegetarianesimo. Che non sarà certo una fede, ma è una scelta di vita in costante ascesa: il 42 per cento dei genitori, secondo una ricerca di Milano Ristorazione, è favorevole ai menu senza carne. Percentuale forse destinata a salire ancora di più dopo le recenti indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità sulle carni rosse lavorate.

I puristi, o in questo caso i fondamentalisti religiosi, sono già avvisati: il menu che sarà servito mercoledì non può essere certo considerato perfettamente halal o kosher, perché nel meccanismo di preparazione mancano alcuni accorgimenti previsti dalle rispettive procedure. Si tratta però sicuramente di una mediazione, come afferma la professoressa Giorda, nata nella convinzione di riuscire a far percepire ai bambini il cibo come "un’occasione di scambio e conoscenza, che partendo dai più piccoli diventi qualcosa che unisce e non divide, occasione di scambio, curiosità, apertura".

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