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Milano, nasce l’associazione per le vittime del Trivulzio: esposto in procura per disastro sanitario

Il comitato spontaneo “Verità e Giustizia per le vittime del Trivulzio”, costituito dai famigliari degli anziani ospiti della storica Rsa di Milano, diventa l’Associazione Felicita. Oggi l’associazione ha presentato in procura un esposto chiedendo agli inquirenti di verificare la sussistenza di altre ipotesi di reato oltre a quelle per cui già indagano: disastro sanitario e omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. Presentato anche il progetto di un “muro virtuale” della memoria per tutte le vittime di Coronavirus.
A cura di Francesco Loiacono
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Il comitato spontaneo "Verità e Giustizia per le vittime del Trivulzio" diventa l'Associazione Felicita. Con due obiettivi: da un lato perseguire, a livello giudiziario, la verità su quanto accaduto all'interno della grande Rsa (Residenza sanitaria assistenziale per anziani) milanese durante la pandemia di Covid-19, dall'altro onorare la memoria delle vittime di coronavirus attraverso i racconti e i ricordi dei famigliari. A due mesi esatti dalla costituzione del comitato, nato per iniziativa di Alessandro Azzoni, figlio di una signora ospite del Pio albergo Trivulzio, l'iniziativa si struttura ed è pronta ad affrontare anche la battaglia giudiziaria alla ricerca, appunto, di verità e giustizia.

Oggi l'associazione ha depositato alla Procura di Milano un articolato esposto con l'intenzione di offrire agli inquirenti il quadro complessivo delle evidenze raccolte in questi due mesi dal comitato Verità e Giustizia. "La sede giudiziaria è la sede consona per stabilire la responsabilità per i fatti accaduti e a tal riguardo ci opponiamo all’introduzione di un’eventuale scudo penale – ha spiegato il presidente Alessandro Azzoni. L'esposto, che ha già raccolto l’adesione di oltre 140 famigliari di circa 60 degenti della struttura" ipotizza la sussistenza di ulteriori gravi delitti rispetto a quelli attualmente al vaglio degli inquirenti", che già indagano sul Trivulzio. Tra le ipotesi di reato ipotizzate quella di disastro sanitario, "con il concorso determinante delle gravi carenze organizzative del Pat, già manifestatesi nelle settimane precedenti la pandemia", e quella di omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro per quanto riguarda "i ritardi e i divieti nella distribuzione e nell’utilizzo di dispositivi di protezione individuale".

Un muro della memoria per ricordare le vittime di Coronavirus

L’associazione, assistita dallo studio legale LSM&Associati e nella fase costitutiva dall’avvocato Marco Petrassi dello studio legale SZA, ha lanciato anche un primo progetto per ricordare le vittime di coronavirus: un "muro" virtuale, chiamato "Muro della memoria", che secondo quanto ha spiegato il suo curatore, Andrea Sartori, "raccoglierà i video-racconti dei parenti dei famigliari delle vittime. Una raccolta di storie, voci, volti e ricordi che creeranno un simbolico monumento funebre alla memoria".

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