Milano, manifesti anti aborto alla clinica Mangiagalli. Majorino: “Questi cartelli fanno schifo”

"Meglio in braccio che sulla coscienza". E ancora: Sì alla vita, no all'aborto". E poi un lungo elenco di no: "no al divorzio, no all'aborto, no eutanasia, no unioni civili, no convivenze, no gender". Queste le frasi apparse su alcuni cartelli che per circa un'ora e mezza, questa mattina, sono rimasti affissi davanti alla clinica Mangiagalli di Milano, struttura che fa parte del Policlinico e che viene considerata una delle più importanti cliniche ginecologiche di Milano e non solo. I cartelli sarebbero stati affissi da alcuni volontari pro-vita, cioè coloro che si oppongono alla legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza: sotto i manifesti campeggiava il nome dell'associazione "Ora et labora", una delle tante della galassia pro-life. Qualcuno su Twitter ha segnalato la manifestazione di protesta e la presenza dei cartelli al Comune di Milano, che però ha replicato spiegando che non è sua competenza autorizzare o meno le manifestazioni. Dalla Mangiagalli invece hanno spiegato che, essendo all'esterno della struttura, i manifestanti non possono essere fermati. Duro il commento dell'assessore alle Politiche sociali di Milano (e neo parlamentare europeo), Pierfrancesco Majorino: "Questi cartelli fanno schifo – ha commentato rilanciando il tweet che segnalava la manifestazione – Farò di tutto perché non possano sfregiare la città".
Il precedente: il cartello con la scritta Non fermare il suo cuore
Non è la prima volta che le cosiddette associazioni pro-vita manifestano davanti alla Mangiagalli, clinica che oltre ad essere un punto di riferimento per le neo mamme a Milano viene anche scelta da molte donne (una 40ina ogni settimana) per abortire. A febbraio aveva suscitato molte polemiche l'apparizione di un cartellone pubblicitario con la scritta "Non fermare il suo cuore", sempre contro l'aborot e firmato dalle associazioni Pro-vita. In quella circostanza il cartellone era stato prima coperto da alcune attiviste del gruppo Donne democratiche e poi rimosso. Per la primaria della Mangiagalli Alessandra Kustermann si era trattato di un cartellone "crudele, lesivo della libertà individuale delle donne e che offendeva la sensibilità di tutte quelle che avevano avuto una gravidanza che non era andata bene".