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Milano, manager morto per Covid sepolto all’insaputa della famiglia tra salme non reclamate

I parenti di Gianni Fossati, noto manager milanese morto lo scorso 24 marzo per coronavirus a 79 anni, hanno scoperto che il loro caro è stato seppellito d’ufficio dal Comune di Milano al campo 87 del Cimitero Maggiore, che ospita le salme non reclamate dai parenti. L’errore sarebbe nato da un problema di comunicazione da parte dell’ospedale.
A cura di Redazione Milano
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Al dramma della morte del loro caro, il noto manager milanese Gianni Fossati, si è aggiunto quello di aver scoperto che è stato sepolto, senza che la famiglia ne fosse informata, nel campo del Cimitero Maggiore di Milano dedicato alle salme non reclamate. A raccontare la vicenda è il "Corriere della sera". Fossati, a lungo manager di Rcs e docente a contratto della Cattolica, è una delle tante vittime del Covid-19 a Milano. È morto lo scorso 24 marzo all'età di 79 anni all'ospedale Fatebenefratelli, dove era stato ricoverato il 18 marzo. Le sue condizioni sono improvvisamente peggiorate, fino al decesso. Ma proprio in quel momento si sarebbe verificato un "vuoto" comunicativo tra l'ospedale e la famiglia.

Il campo 87 del Cimitero Maggiore ospita le salme non reclamate dai parenti

I parenti di Fossati non sarebbero stati informati del decesso e non hanno così dato alcuna disposizione al Comune, che dopo 5 giorni in assenza di comunicazioni ha provveduto a seppellire d'ufficio il defunto nel campo 87 del Cimitero Maggiore. Si tratta di una particolare porzione del camposanto che in base a un'ordinanza del sindaco dello scorso 13 marzo è stata destinata a ospitare le salme che non sono state reclamate dai parenti. Non una fossa comune, ma "sepolture dignitose di cui ci siamo fatti carico perché si tratta di casi eccezionali che riguardano persone senza famiglia o anche persone i cui famigliari sono ora ricoverati in ospedale, spesso in gravi condizioni o anche famigliari che non sono a conoscenza di quanto è loro accaduto perché distanti e in difficoltà", aveva spiegato l'assessore ai Servizi civici Roberta Cocco. Nella stessa ordinanza del 13 marzo il Comune di Milano aveva ridotto da 30 a 5 giorni il termine per reclamare la salma da parte dei famigliari. Il fratello di Gianni, Vando, venuto a conoscenza del collocamento della salma solo 13 giorni dopo la morte e due dopo la sepoltura, si è così trovato di fronte al fatto già compiuto.

I famigliari lamentano la mancata comunicazione da parte dell'ospedale, che sostiene invece di aver informato la moglie, a sua volta ricoverata il 27 marzo, e di non aver trovato altri parenti disposti a farsi carico della sepoltura. Di fatto, adesso i parenti dovranno aspettare due anni prima di poter esumare la salma del caro defunto e poter ottemperare alle sue ultime volontà. Nel frattempo la salma di Fossati riposerà al Cimitero Maggiore: una croce bianca e il nome lo ricordano, come tutti gli altri morti sepolti nella fase più grave della pandemia.

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