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Milano, le mani della mafia su Fiera e Expo: 11 arresti

Arrestate 11 persone legate alla famiglia mafiosa dei Pietraperzia di Enna. Avrebbero ottenuto appalti per 20 milioni dall’Ente Fiera di Milano, commettendo poi gravi reati tributari e riciclandone i proventi. Nel mirino anche la costruzione di 4 padiglioni di Expo 2015.
A cura di Valerio Renzi
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Padiglione della Francia
Padiglione della Francia

Cosa nostra e le mani su Milano. Questa mattina 150 uomini del Gico della Guardia di Finanza hanno portato a termine 11 misure di custodia cautelare, nei confronti di altrettanti soggetti accusati di aver fatto parte di un'associazione a delinquere volta alla commissione di reati tributari in relazione ad appalti per 20 milioni ottenuti dall'ente Fiera Milano e realizzati attraverso la società Nolostand (interamente di proprietà di Fiera Milano), che è stata commissariata. A tre degli indagati è contestata l'aggravante di aver favorito Cosa nostra.

Nel mirino delle fiamme gialle anche gli appalti per la costruzione di quattro padiglioni di Expo 2015: quello della Francia, del Kuwait, della Guinea Equatoriale e della Birra Poretti. Le indagini sono state coordinate procuratore aggiunto Ilda Boccasini e portate avanti dai pubblici ministeri Sara Ombra e Paolo Storari. Gli arrestati sarebbero i riferimenti a Milano della famiglia mafiosa dei Pietraperzia, originaria della provincia di Enna, e sono accusati anche di frode e riciclaggio. Rivelano come non sia solo la ‘ndrangheta a essere penetrata nel tessuto produttivo milanese – come rivelato da diversi rapporti, tra cui una relazione della Direzione nazionale antimafia del 2015 sulle infiltrazioni nell'Expo -, ma anche Cosa nostra.

Le connivenze nel mondo dell'imprenditoria

Figura chiave dell'inchiesta è infatti Giuseppe Nastasi, imprenditore attivo nel campo degli allestimenti fieristici che, insieme ad altri soggetti che avevano il ruolo di prestanome, avrebbe commesso una serie di reati tributari per importi rilevanti. I proventi di questi reati sarebbero poi stati riciclati attraverso i legami con Liborio Pace, imputato (ma poi assolto) per appartenenza alla suddetta famiglia mafiosa. I soldi ottenuti da questo giro di riciclaggio sarebbero tornati in Sicilia in diverse maniere, anche in valigia e perfino in un canotto.

Oltre agli imprenditori legati ai clan di Cosa nostra, dall'inchiesta emerge la connivenza di alcuni soggetti appartenenti al mondo dell’imprenditoria e delle libere professioni del Milanese, peraltro già denunciata dai magistrati in altre circostanze. Come scritto nell'ordinanza del giudice per le indagini preliminari Maria Cristina Mannocci, infatti, senza la connivenza di amministratori di aziende di grosse dimensioni, consulenti, notai e altri professionisti – che "non hanno voluto vedere", secondo il gip – tutto il giro di riciclaggio non si sarebbe potuto compiere. Per alcune di queste persone è probabile che si configuri anche una fattispecie di reato, considerando i loro obblighi professionali.

Le indagini sono partite nel 2014 e riguardano appalti realizzati a partire dal 2013. Insieme all'ordinanza del gip è scattato un sequestro preventivo di diversi milioni di euro. Da sottolineare come, al momento, gli inquirenti spiegano che "non sono state individuate responsabilità penali in capo a Ente Fiera né Expo".

Il procuratore Greco: "Vicenda inquietante"

Nel corso della conferenza stampa sull'operazione odierna il procuratore capo di Milano, Francesco Greco, ha sottolineato come l'operazione abbia dimostrato "l'interconnessione fra organizzazioni criminali e realtà economica. Qui si parla di fondi neri, operazioni estere, evasione fiscale, che è uno dei sistemi più diffusi di accumulo di proventi illeciti". Greco ha poi definito "inquietante" il fatto che le "le organizzazioni criminali siano "riuscite a inserirsi nelle partecipate pubbliche", con riferimento agli appalti di Expo.

Secondo Ilda Boccassini, capo del dipartimento antimafia della procura di Milano, il provento dei reati tributari contestati agli indagati sarebbe stato un vero e proprio "fiume di denaro contante, prodotto e transitato in nero, che in parte da Milano arrivava in Sicilia". La Boccassini ha parlato di "imprenditori che pagavano operai per farsi costruire in casa veri e propri imboschi per il denaro contante". Il giro di affari delle società coinvolte sarebbe stato di 20 milioni di euro in pochi mesi, "in parte trasferiti in Slovacchia e Romania".

Sala: "Sosteniamo ogni azione contro le infiltrazioni"

Dal sindaco di Milano Giuseppe Sala, ex commissario unico di Expo, è arrivato un commento sugli arresti odierni: "La battaglia per la legalità non deve fermarsi mai, a tutela dei cittadini e delle istituzioni e sosteniamo ogni azione degli organi dello Stato in tal senso". Sala ha poi aggiunto: "Abbiamo lavorato e stiamo lavorando per proteggere Milano dalle infiltrazioni malavitose e dai rischi di corruzione. Risultati importanti sono stati ottenuti, ma la forza delle organizzazioni criminali non può essere sottovalutata nemmeno per un momento. È quindi un bene proseguire su questa strada – ha concluso il Sindaco- e dimostrare così la capacità del sistema Italia di contrastare il malaffare".

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