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Milano, il Natale incerto degli oltre 1600 lavoratori Auchan-Conad che rischiano il posto

Nella sola Lombardia sono circa tremila i lavoratori ex Auchan che rischiano di non essere assunti da Conad dopo che il marchio italiano della grande distribuzione ha rilevato la maggior parte dei punti vendita della catena francese. “Persone oltre le cose”, il famoso slogan della Conad, rischia di suonare tremendamente beffardo per loro, alle prese con un Natale all’insegna dell’incertezza.
A cura di Francesco Loiacono
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"Persone, oltre le cose": rischia di suonare beffardo il famoso slogan della catena di supermercati Conad che soprattutto adesso, sotto Natale, passa spesso in televisione. Lo sanno bene gli ex lavoratori Auchan che, dopo l'accordo siglato lo scorso maggio tra le due società, dovrebbero (o avrebbero dovuto) "cambiare casacca", salvaguardando il proprio posto di lavoro. Un passaggio che già si ipotizzava difficoltoso, e che difatti sta "regalando" a migliaia di lavoratori (e relative famiglie) un Natale all'insegna dell'incertezza.

Ieri l'ultimo sciopero: sono tremila i lavoratori a rischio in Lombardia

Ieri mattina l'ultimo sciopero dei lavoratori a Milano (e in altre città), indetto dai sindacati Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uilt-Uil. In Lombardia sono circa tremila quelli che non sarebbero inclusi nel passaggio e rischiano di finire nel novero di quel termine, "esuberi", così disumanizzante e freddo. "C'è anche il lavoro oltre le cose", hanno ricordato i lavoratori al gruppo che, trincerandosi dietro la sua particolare struttura societaria, sembra non volersi assumere responsabilità in merito alla vicenda. Come aveva evidenziato tempo fa il segretario generale della Camera del lavoro di Milano Massimo Bonini a Fanpage.it, la particolare natura di Conad crea una situazione frammentaria: "Conad è una cooperativa che ha la particolarità di mettere insieme tante piccole cooperative che sono intestate con diverse ragioni sociali", aveva sottolineato Bonini. Ciò comporta che, a livello negoziale e di contratti, la frammentazione rischia di produrre caos e ritocchi al ribasso sul fronte di contratti e diritti: ciascuna ragione sociale deciderà infatti se assumere o meno i dipendenti del "vecchio" punto vendita, con un rischio concreto a livello occupazionale per quei punti vendita meno profittevoli. E il marchio non si assume la responsabilità delle singole trattative: "È una scelta scellerata – aveva detto il segretario generale – Conad ha una strategia complessiva per il Paese, è un marchio ben riconoscibile e dunque si deve impegnare a garantire occupazione e un'applicazione dei contratti certa".

Bonini (Camera del lavoro): La grande distribuzione fa solo danni

Ad oggi, però, non sembra essere così. Ieri in piazza a Milano assieme ai lavoratori ex Auchan che sono ancora senza la garanzia di un posto di lavoro (tra loro anche quelli del punto vendita di Rozzano, che si sono resi protagonisti di un bel gesto di solidarietà, donando i pandori che l'azienda aveva regalato loro), c'era anche Bonini: "In un momento dell’anno come questo ci sono oltre 1600 famiglie a Milano e provincia che non conoscono come sarà il 2020 – ha commentato il segretario generale della Camera del lavoro di Milano -. In questo Paese la grande distribuzione fa solo danni e continua a chiedere solamente i centri commerciali sempre aperti. In un Paese senza politiche industriali questi soggetti si sentono di fare quello che vogliono e poi lasciano i costi sociali alla collettività. Sarebbe ora di dire basta".

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