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Milano, detenuto a rischio radicalizzazione sarà sorvegliato. Urlava: “Italiani di m., vi ammazzo”

Un detenuto di 24 anni, in carcere a Milano per una serie di rapine a profumerie e farmacie, quando uscirà dal carcere sarà sottoposto per tre anni alla sorveglianza speciale. Il giovane è stato ritenuto un soggetto “pericoloso per l’ordine e la sicurezza pubblica” sia per via della violenza e della serialità delle sue rapine e sia per il rischio di radicalizzazione islamica. In carcere si è reso protagonista di tre rivolte: durante una di queste avrebbe urlato “Italiani di m…, via ammazzo tutti. Sono nato martire e morirò martire”.
A cura di Francesco Loiacono
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Al momento è detenuto in carcere a Milano, dove deve scontare una condanna per una serie di rapine. Ma quando uscirà dal penitenziario, il prossimo settembre, per un 24enne scatteranno tre anni di sorveglianza speciale. Bellal B., questo il nome del rapinatore, secondo il nuovo questore di Milano Sergio Bracco e il tribunale di Sorveglianza è un soggetto "pericoloso per l'ordine e la sicurezza pubblica". E deve questa "etichetta" non solo alle numerose rapine che lo hanno fatto finire in carcere (la prima delle quali commessa nel 2013, quando era ancora minorenne), ma anche al comportamento che ha dimostrato all'interno del penitenziario. Il 24enne in carcere è stato infatti "l'ispiratore" di almeno tre rivolte, durante le quali sono rimasti feriti diversi agenti della polizia penitenziaria. E durante una di queste rivolte, scoppiata a settembre dello scorso anno a quanto pare per la mancata installazione di un televisore in cella, oltre ad aggredire gli agenti avrebbe pronunciato alcune frasi che hanno fatto scattare il campanello d'allarme: "Italiani di m…, vi ammazzo tutti. Sono nato martire e morirò martire", parole unite all'invocazione islamica "Allah Akbar" (che in realtà è molto comune tra i musulmani ed è solo erroneamente collegata al terrorismo islamico).

Il detenuto è un rapinatore seriale 24enne: è pericoloso per la sicurezza pubblica

Secondo la questura il rischio è che il 24enne, nato e cresciuto in Italia e di nazionalità italiana ma i cui genitori provengono dall'Egitto (il padre) e dalla Tunisia (la madre), possa essersi "radicalizzato": ossia possa aver sposato la causa dei fanatici fautori di un terrorismo di matrice religiosa. Al di là della radicalizzazione, considerata solo "un rischio", la realtà è che il 24enne è stato considerato un soggetto pericoloso per via della serialità e della violenza utilizzata durante le sue rapine, a partire dal primo colpo: nel 2013 il giovane rapinatore aggredì a calci e pugni una ragazza per impossessarsi del suo cellulare. In seguito si è concentrato su farmacie e profumerie milanesi: ne ha colpite sette nel giro di meno di un mese nel 2016, agendo assieme a un complice (riuscito finora a farla franca) e armato con spranghe o coltelli. Mentre era in procinto di assaltare l'ottavo esercizio commerciale della stessa tipologia è però finito in carcere: ma la reclusione, anziché condurre a una riabilitazione, lo ha fatto diventare ancora più pericoloso.

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