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Milano, condannato a un anno e 4 mesi il primario assenteista del Fatebenefratelli

Giorgio Barzoi, primario di Anestesia dell’ospedale Fatebenefratelli di Milano, è stato condannato a un anno e 4 mesi di reclusione. Nel 2013 avrebbe saltato 145 giornate di lavoro timbrando il cartellino e poi allontanandosi dalla struttura, coperto dalla collega Roberta Tuveri, condannata a 8 mesi. Al Fatebenefratelli un risarcimento di 30mila euro.
A cura di Francesco Loiacono
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Il giudice per l'udienza preliminare di Milano Paolo Guidi ha condannato a un anno e quattro mesi di reclusione Giorgio Barzoi, il primario del reparto di Anestesia dell'ospedale Fatebenefratelli di Milano che nel 2013 avrebbe saltato 145 giornate di lavoro timbrando il cartellino e poi allontanandosi dalla struttura. Condannata a 8 mesi di carcere, invece, la collega del primario Roberta Tuveri, che lo avrebbe coperto durante le sue assenze. Il primario dovrà inoltre risarcire 30mila euro all'ospedale, costituitosi parte civile nel processo: si tratta dello stipendio indebitamente percepito dall'uomo nei giorni in cui risultava presente pur non trovandosi nel nosocomio.

Aumentata la pena per il primario

Il gup Paolo Guidi ha punito il primario e la sua "complice" in maniera ancora più severa di quanto avesse chiesto il pubblico ministero. Per i due, giudicati con rito abbreviato, procedura che consente lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna, il pm Paolo Filippini aveva chiesto rispettivamente un anno e 6 mesi di reclusione. Il gup ha però riqualificato il reato contestato ai due imputati, che è passato dalla truffa ai danni dell'azienda ospedaliera a falsa attestazione o certificazione della presenza in servizio, un reato stabilito dalla riforma dell'allora ministro Renato Brunetta sulla pubblica amministrazione. I 30mila euro di risarcimento disposti per l'ospedale comprendono i danni economici e anche quelli di immagine. Barzoi nelle scorse udienze si era sempre giustificato sostenendo che il rendimento di un medico non potesse essere giudicato da quante volte timbrava il cartellino, e affermando di aver sempre ottenuto ottimi risultati. Motivazioni che evidentemente non hanno convinto il giudice.

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