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Milano, al “Covid hotel” Michelangelo 511 ospiti in 100 giorni: c’è chi vi è rimasto più di 2 mesi

Il Comune di Milano ha diffuso i dati relativi ai primi 100 giorni di attività dell’Hotel Michelangelo, che ha ospitato pazienti Covid positivi “a bassa intensità” o coloro che, entrati in contatto con positivi, non vivevano in contesti abitativi consoni alla quarantena. Alcuni dati forniscono anche una fotografia della pandemia nel Milanese: ad esempio quella sul picco di persone ospitate, tra metà aprile e metà maggio, e sulla permanenza media nella struttura: 28 giorni, ma c’è chi è stato costretto a rimanere isolato in hotel anche più di due mesi.
A cura di Francesco Loiacono
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Sono state 511, dalla fine di marzo, le persone ospitate nell'hotel Michelangelo di Milano, il primo "Covid hotel" allestito nel capoluogo lombardo. La struttura a 4 stelle vicino alla stazione Centrale ha accolto nell'arco di 100 giorni diverse persone che, dovendo passare il periodo di quarantena perché risultate positive al Coronavirus (ma con sintomi lievi) o venute a contatto stretto con persone positive, non vivevano in contesti abitativi consoni all'isolamento domiciliare. Ad oggi, secondo quanto reso noto dal Comune di Milano, sono meno di quaranta gli ospiti presenti. Nelle prossime settimane gli ospiti si sposteranno nel presidio sanitario allestito dalla Croce rossa italiana nella struttura presso il Comando aeroporto di Linate dell’Aeronautica militare, messa a disposizione dal ministero della Difesa, che aveva momentaneamente chiuso ma tornerà operativa.

Tra metà aprile e metà maggio il picco di presenze

Il progetto dell’Hotel Michelangelo è nato grazie a una convenzione tra la prefettura, il Comune di Milano, l'Agenzia per la tutela della salute Milano Città Metropolitana e l'Azienda socio sanitaria territoriale Milano Nord, con l’autorizzazione della protezione civile nazionale. Proprio quest'ultima rimborserà le spese sostenute per la gestione, che ammontano a circa 500mila euro al mese. L'immobile non è stato "requisito", come si era scritto mesi fa quando il progetto era partito, ma è stato messo a disposizione dal gruppo Finleonardo. Mediamente ha ospitato 120 ospiti, con un picco di 200 presenze giornaliere tra metà aprile e metà maggio, quando cioè l'emergenza coronavirus ha fatto sentire la sua morsa sull'area metropolitana di Milano.

Stando a quanto comunicato da Palazzo Marino nell'hotel Michelangelo sono passati 348 uomini e 163 donne, per più del 50 per cento provenienti da ospedali, per il 23,5 per cento da strutture collettive di accoglienza e per circa il 15 per cento dalle caserme delle diverse forze dell’ordine. Solo un 10 per cento degli ospiti è giunto all'hotel per tramite del Comune di Milano (attraverso i suoi canali, come Milano Aiuta), di Ats Milano Città Metropolitana o dei medici di medicina generale.

Due ospiti sono dovuti rimanere più di due mesi

L’età media degli ospiti è stata di 42 anni. Età e permanenza media fotografano anche cosa è stata la pandemia che lentamente anche Milano sembra si stia lasciando alle spalle .La fascia di età più rappresentata è stata quella tra i 40 e i 60 anni (45 per cento), seguita da quella tra i 20 e i 30 anni (18,8 per cento), tra i 30 e i 40 (15,5 per cento), tra i 60 e i 70 (9,8 per cento) e tra i 70 e gli 80 (5,5 per cento). Il tempo medio di permanenza, e quindi anche di "negativizzazione" dal virus, è stato di 28 giorni. Se la maggior parte degli ospiti (265) si è fermata tra i 15 e i 30 giorni, molti (121) sono stati anche coloro che sono rimasti in hotel per due settimane o anche meno. Ma ci sono anche 76 persone che hanno dovuto fermarsi tra i 30 e i 40 giorni, 37 tra i 40 e i 50, 10 tra i 50 e i 60 e due che sono dovute restare "confinate" nella struttura addirittura per più di due mesi. Gli ospiti ono stati accolti dalla cooperativa Proges nelle 280 stanze su 16 piani della struttura. Hanno usufruito di tutti i servizi: pasti giornalieri forniti da Milano Ristorazione (oltre 28mila tra pranzi e cene e circa 14mila colazioni), cambi di biancheria settimanali, Wi-fi e monitoraggio delle condizioni di salute, oltre che di un supporto psicologico.

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