L’organo del Duomo di Milano è a rischio: oltre un milione di euro per salvarlo, partita la campagna
Il più grande organo d'Italia è a rischio: il funzionamento dello strumento custodito nel Duomo di Milano è messo a repentaglio da ossidazioni, polveri e altri fattori che ne stanno provocando il lento degrado. A lanciare l'allarme è stata la Veneranda fabbrica del Duomo, che si occupa della cura e della manutenzione del simbolo di Milano in tutto il mondo. Per salvare l'organo del Duomo servono complessivamente oltre un milione di euro: parte dei fondi sono stati già messi a disposizione dall'imprenditrice Diana Bracco grazie all'omonima fondazione, mentre per raccogliere il resto della cifra la Veneranda fabbrica ha lanciato la campagna di raccolta fondi “15.800 note per il Duomo di Milano”. Tutti i milanesi (e non solo) potranno donare una cifra uguale o superiore a 50 euro: in questa maniera entreranno a far parte dell’Albo dei Donatori della Veneranda Fabbrica e, oltre a vedere associato il proprio volto alla campagna riceveranno tre inviti per due persone per partecipare ai diversi concerti d’organo che vengono organizzati in Cattedrale.
Gli interventi di restauro saranno di due tipi
Il nome della campagna deriva dal numero delle canne dell'organo del Duomo, 15.800, che ne fanno uno tra i primi quindici strumenti più grandi al mondo. Oltre ad essere un capolavoro dal punto di vista musicale, per via del suo timbro e dei suoi 180 registri, l'organo è anche una vera e propria opera d'arte di fondamentale importanza storica e culturale: le sue ante, ad esempio, sono costituite da tele del XVIesimo e XVIIesimo secolo realizzate da artisti quali Giuseppe Meda e Camillo Procaccini. Gli interventi di restauro necessari sono quindi di due tipi: quelli più urgenti servono a salvaguardare il corretto funzionamento delle parti elettromeccaniche dello strumento e partiranno nella seconda metà del 2019. Gli altri serviranno invece a salvare la parte decorativa: proprio per questi si fa appello alla generosità dei milanesi e al loro attaccamento al simbolo della città.