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Covid 19

Lombardia, morto un paziente su due ricoverato in terapia intensiva per coronavirus

Studio del Policlinico di Milano sui primi 1600 pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva della Lombardia. Il 49 per cento di loro non è sopravvissuto al virus. I morti sono per lo più anziani e con precedenti patologie. Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Jama, “permette di avere un quadro chiaro della situazione nelle Terapie Intensive lombarde durante le prime settimane di diffusione della pandemia”, ha detto il professor Giacomo Grasselli.
A cura di Francesco Loiacono
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Un letto di terapia intensiva (Immagine di repertorio)
Un letto di terapia intensiva (Immagine di repertorio)
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Per i malati affetti da Covid-19 più gravi, coloro che sono finiti su un letto di terapia intensiva, il virus è stato letale in un caso su due. A svelare questo e altri dati è uno studio del Policlinico di Milano pubblicato sulla rivista scientifica Jama. La ricerca, che vede come autore principale Giacomo Grasselli, responsabile del reparto di Anestesia e terapia intensiva adulti del Policlinico diretto dal professor Antonio Pesenti, ha riguardato i primi 1600 pazienti che sono stati ricoverati nei reparti di terapia intensiva lombardi nelle prime settimane della pandemia, scoppiata con la scoperta del "paziente 1", l'ormai famoso 38enne Mattia di Codogno, lo scorso 20 febbraio.

Secondo lo studio nell'80 per cento circa delle persone positive al Coronavirus l'infezione si è manifestata con sintomi lievi: febbre, tossa secca, o comunque sintomi che non richiedono particolari cure. Il 20 per cento dei malati ha invece avuto bisogno di un ricovero ospedaliero per via di sintomi più seri, soprattutto a livello respiratorio. Dei pazienti ricoverati, tra il 5 e il 15 per cento è finito in terapia intensiva: i problemi respiratori si sono dimostrati così gravi che nell'80 per cento dei casi si è resa necessaria l'intubazione, una procedura che di fatto aiuta i polmoni consentendo di farli riposare, mentre nella restante percentuale si è reso necessario un supporto alla respirazione tramite mascherine per l'ossigeno o caschi per la ventilazione C-pap.

Sette pazienti contagiati su 10 avevano problemi di salute pregressi

Il 49 per cento delle persone ricoverate in terapia intensiva non è sopravvissuto al contagio ed è morto. I decessi hanno riguardato soprattutto pazienti anziani, e con precedenti patologie. Avevano almeno un altro problema di salute pregresso anche 7 pazienti su 10, tra coloro che sono stati contagiati. Tra i problemi il più diffuso è risultato essere l'ipertensione (presente nel 49 per cento dei casi), mentre al secondo posto (21 per cento) vi sono problemi cardiovascolari. "Solo" il 4 per cento dei ricoverati, prima dell'infezione da Covid-19 aveva patologie croniche dell'apparato respiratorio.

Servono ulteriori dati per capire il decorso della malattia

Lo studio è servito per tracciare un identikit dei pazienti Covid-19, ma anche per capire cosa significhi ammalarsi di Coronavirus. "Questo studio ci permette di avere un quadro chiaro della situazione nelle Terapie Intensive lombarde durante le prime settimane di diffusione della pandemia", ha detto il professor Grasselli in una nota pubblicata dal Policlinico. Sebbene si tratti dello "studio più completo pubblicato finora", lo stesso professore ha messo in guardia sulla circostanza che i dati sono da considerarsi "preliminari" e che "vanno interpretati con cautela". Non tutti i dati relativi a ciascun paziente erano disponibili, e inoltre la ricerca si è focalizzata sui ricoveri in terapia intensiva. Non si hanno informazioni né sul decorso della malattia nel momento in cui i pazienti migliorano e vanno in altri reparti, né sull'impatto di un'intubazione per tempi prolungati, come avvenuto proprio per il paziente 1 rimasto, come lui stesso aveva affermato, per 18 giorni in rianimazione. Tutti aspetti su cui i ricercatori, guidati da Grasselli, continuano a raccogliere dati.

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