Lombardia, Carmela Rozza: “Fare chiarezza e non ripetere gli errori, lo dobbiamo a 15mila morti”
"Lo scopo della commissione d'inchiesta è fare chiarezza rispetto a quanto successo e portare alla luce ciò che non sappiamo per l'assenza totale di trasparenza che fino a oggi abbiamo avuto. Vogliamo dire ai lombardi cosa è successo? Perché sono morte 15mila persone?". Carmela Rozza, consigliera regionale del Partito democratico e membro della commissione d'inchiesta sul Covid-19 intervistata da Fanpage.it ricostruisce quelli che sono, a suo parere, gli errori dell'amministrazione lombarda che dovranno essere portati a galla. "È fondamentale individuare le responsabilità politiche e amministrative. Noi non dobbiamo fare il lavoro dei magistrati, ma capire dove si è sbagliato per non ripetere gli errori e le inefficienze di questi mesi. I cittadini lombardi hanno il diritto di sapere se è stato fatto tutto il possibile".
Cosa non ha funzionato?
Abbiamo individuato alcuni errori. Innanzi tutto non avevamo un piano pandemico. Fin dal primo giorno e ancora oggi si è viaggiato a vista. Il secondo errore gravissimo è stato non istituire subito ospedali covid. Fin da quando ci siamo accorti dell'infezione in Lombardia, con il paziente 1, è palese che c'è un'infezione ospedaliera. Con la chiusura di Codogno, l'ospedale di Lodi doveva diventare solo un ospedale covid. Era necessario il contenimento, circoscrivere la diffusione del virus, invece abbiamo mandato in giro pazienti infetti in tutti gli ospedali lombardi. Addirittura l'assessore Gallera se ne vantava come una prova dell'efficenza lombarda. In una notte reparti di medicina o riabilitazione diventavano infettivi. Se lo fai continuamente, pur con tutta l'attenzione è inevitabile che il virus scappi e infetti tutti.
Il contagio è partito dalla sanità?
Prima a dirci che il contagio stava dilagando tra gli operatori sanitari erano le testimonianze anonime di professionisti spaventati. Ora lo confermano i test sierologici effettuati dalla Regione. Medici e infermieri positivi sono stati tenuti al lavoro nei reparti, perché non avevano la febbre sopra 37,5. Al netto della carenza di dispositivi, è palese che la Lombardia si è infettata principalmente attraverso i suoi ospedali.
Fuori dagli ospedali cosa è successo?
L'altra carenza è quella di una infrastruttura sanitaria territoriale per la cura del paziente. Perché la gente è morta in casa, abbandonata a se stessa? È mancata durante la fase più acuta, ma manca ancora oggi. Se non vogliamo un'altra crisi dobbiamo tracciare, trovare gli infetti e isolarli, tenere puliti i luoghi di lavoro. Le Usca (Unità speciali di continuità assistenziale ndr), che dovrebbero essere i medici che curano a domicilio, sono ancora indietro. Ne abbiamo una quarantina su 200 previste.
La giunta continua a dire di aver fatto il possibile e che rifarebbe tutto.
È inaccettabile. Per il personale sanitario sentire queste parole è una pugnalata al cuore a chi rischia ogni giorni la propria salute nei reparti. Tutti sanno che sono stati fatti errori. Chi non fa non sbaglia, ma è criminale commettere gli stessi errori.
Quali sbagli rischiamo di ripetere?
Non abbiamo un monitoraggio dei luoghi di lavoro. La giunta ha deciso che non è un problema suo e ha scaricato tutto sui privati. Un errore che si ripete: il datore di lavoro non è obbligato a fare i test, ma solo a misurare la febbre. Come se non avessimo capito che possono esserci persone infette senza febbre. Di chi è la colpa se nell'azienda scoppia un focolaio e viene chiusa? Di chi è la responsabilità? Per me di una Regione che ha rinunciato totalmente alla sorveglianza sanitaria dei luoghi di lavoro.
Perché la Commissione d'inchiesta regionale non è ancora riuscita a eleggere il presidente?
La maggioranza non ha votato il candidato presidente proposto, come da regolamento, dall'opposizione. È il consigliere Scandella, che viene da Bergamo ed è candidato anche per dare un messaggio di vicinanza a quel territorio. Mercoledì prossimo, se di nuovo non lo votano, vuol dire che la Lega ha paura di questa commissione e non la vuole fare partire. Se non è così, se vogliono trasparenza e chiarezza, la facciano partire. Altrimenti viene da pensare che siano loro i primi a credere che siano stati fatti degli errori e non lo vogliono fare sapere.
(Ha collaborato Carla Falzone)