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Lombardia, al via il call-center contro la diffusione delle “teorie gender” a scuola

Prosegue la crociata della Lega nord contro le presunte “teorie gender” che verrebbero diffuse nelle scuole lombarde. La giunta lombarda ha approvato una delibera che istituisce un call-center dove i genitori potranno denunciare la diffusione delle suddette teorie, già smentite però dal ministero e dall’opposizione al Pirellone: “Iniziativa priva di fondamento”.
A cura di Francesco Loiacono
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La lotta contro le cosiddette teorie gender da parte della Lega Nord si arricchisce di un nuovo capitolo. Dopo le polemiche sulla richiesta di finanziamento alla giunta lombarda, partirà ufficialmente il servizio di call center "Sportello Famiglia" che consentirà a tutti i genitori di denunciare la diffusione delle teorie sul gender nelle scuole lombarde. Nonostante in tanti, tra cui il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, abbiano smentito l'esistenza di queste teorie, per la Lega la lotta contro il presunto "indottrinamento ideologico che in alcune realtà viene fatto ai bambini", come afferma l'assessore regionale alle Culture Cristina Cappellini, sembra una vera e propria crociata.

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La crociata della Lega contro le teorie gender

La dimostrazione? Si parte con una mozione contro la diffusione delle suddette teorie nelle scuole lombarde presentata lo scorso settembre in Consiglio regionale, seguita subito dopo da un convegno al Pirellone dal titolo "Il gender va fermato" organizzato dal capogruppo regionale del Carroccio Massimiliano Romeo. Proprio quest'ultimo si è detto soddisfatto per la delibera approvata dalla giunta Maroni, che fissa le regole del call center: "Vogliono creare l'uomo senza religione, senza cultura, senza famiglia e senza identità. Noi ci batteremo fino in fondo e senza esclusione di colpi contro questo progetto".

Il servizio "Sportello famiglia", va precisato, servirà anche per denunciare atti di bullismo e dare altre informazioni. A svolgerlo sarà un'associazione o un ente che si aggiudicherà il bando indetto dalla regione, dopo che la delibera che istituisce il servizio verrà pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione. Il costo? 30mila euro per 12 mesi di sperimentazione.

Brambilla (Pd): "Iniziativa ideologica e inutile"

Non mancano, naturalmente, le polemiche: "Il call center anti-gender è un'iniziativa priva di fondamento, ideologica e inutile", ha detto il capogruppo regionale Pd Enrico Brambilla. Dichiarazione che si aggiunge a quanto aveva affermato già nei mesi scorsi Iolanda Nanni, consigliere regionale dei Cinque stelle: "La teoria gender non esiste e pertanto non può neanche essere introdotta nelle scuole". Ma per l'assessore Cappellini non è così: "Non ci siamo inventati nulla, non siamo psicologi, ma sono i cittadini che ci hanno segnalato i loro dubbi su un malessere che è innegabile".

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