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L’eroina nel centro di Milano: la scoperta ai giardini Montanelli

Mentre al boschetto della droga di Rogoredo continua una lenta opera di bonifica, nel parco al centro di Milano abbiamo fotografato una pipetta artigianale per fumare crack o cobret, lo scarto dell’eroina. Era stata usata da poco nonostante fosse pieno giorno. I dati del Viminale parlano di un aumento delle morti per overdose, ieri l’ultimo caso: un carpentiere trovato senza vita con la siringa nel braccio in un ostello di Lambrate.
A cura di Salvatore Garzillo
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(Foto: Salvatore Garzillo)
(Foto: Salvatore Garzillo)

Una bottiglietta di plastica con il tappo fatto con la stagnola e una cannuccia infilata di lato per aspirare i fumi dell’eroina o del crack. Nessuno si sorprenderebbe se si trovasse nel boschetto di Rogoredo, la terra dei tossici che per anni la città ha finto di non vedere e che neppure una lunga campagna istituzionale è ancora riuscita a bonificare davvero. E invece questa bottiglia l’abbiamo fotografata in una delle vie laterali del parco Indro Montanelli, in pieno centro a Milano, quello che comunemente chiamiamo “il salotto buono”. Quando scattiamo la foto nella bottiglietta ci sono ancora le gocce di condensa, a dimostrazione che è stata usata da poco. Un dettaglio ancor più inquietante visto che è ora di pranzo.

L'onda lunga dell'emergenza

Gli esperti lo dicono da tempo: l’eroina ha un’onda lunga che rischiamo di sottovalutare. Che sia già emergenza è difficile dirlo, di sicuro non è più una droga nell’ombra. La bottiglia al parco Montanelli probabilmente non segna un allarme ma è comunque una spia da non trascurare. Anche i militari del Radiomobile che ogni giorno lavorano in strada riferiscono che è il primo ritrovamento di questo tipo in quell'area. Con la tecnica della bottiglia si fuma anche il crack (che si ricava dalla cocaina), ma per l'esperienza raccolta proprio con i tossici di Rogoredo, i carabinieri ritengono più probabile sia stata usata per fumare cobret, una sostanza poverissima ricavata dallo scarto dell'eroina. Deve il suo nome agli effetti che ricordano quelli del morso di un cobra.

A marzo i carabinieri hanno arrestato una coppia di tunisini che rifornivano di eroina i pusher del centro, li incontravano in alcune fumerie di narghilè di Porta Venezia e in un paio di bar lungo corso Buenos Aires, facevano "assaggiare" la merce e si spostavano in un altro posto per la consegna del panetto. I due, entrambi di 33 anni e incensurati, convivevano in un appartamento a Osio Sotto (Bergamo), dove gli investigatori della compagnia di Porta Monforte hanno scoperto una borsa da donna contenente 52mila euro. Il vero magazzino era però a Pozzo d’Adda, all’interno di una Twingo con targa tedesca nella quale avevano ricavato un vano nascosto dove custodivano 8 chili e 700 grammi di eroina purissima. Arrivava dal Medio Oriente, sembra che gli affari andassero bene perché ogni giorno si spostavano da una base all’altra per fare carichi e consegne in centro.

Decessi in aumento del 128 per cento

Secondo la Direzione centrale per i servizi antidroga del Viminale lo scorso anno in Lombardia sono morte almeno 32 persone per overdose, nove a Milano, con un trend dei decessi aumentati del 128 per cento rispetto al 2017. Dati preoccupanti perché si ritiene che il numero reale sia molto più alto anche se impossibile da accertare. La prima vittima del 2019 si chiamava Cosimo Massimo Sarica, aveva 50 anni e un passato criminale legato a una violenza sessuale di gruppo nei confronti di una nigeriana di 27 anni. Una brutta storia del 2004, era stato arrestato ma non risultano condanne a suo carico. Il suo corpo era stato trovato alle 14.20 del 6 aprile ai piedi di una collinetta dal lato di via Sant’Arialdo, davanti al boschetto di Rogoredo, aveva i vestiti sporchi e la siringa nel braccio. A dare l’allarme erano stati altri tossici che pensavano stesse solo dormendo profondamente. In ambulanza aveva parametri vitali vicini allo zero, è morto venti minuti dopo al Policlinico di San Donato.

Poche ore dopo i paramedici sono tornati nello stesso posto per soccorrere un ucraino di 35 anni in arresto cardiaco per overdose. Per ironia della sorte lo hanno salvato con una siringa, ma stavolta di Narcan (anche conosciuto come naloxone). Lo chiamano anche il "resuscita morti" perché appena la sostanza entra in circolo il paziente si sveglia di colpo sbarrando gli occhi. Appena si è ripreso è fuggito dall’ospedale prima ancora di essere identificato. Il 18 luglio è toccato a Daniele Vazorni, detto Lillo, un ragazzo di 33 anni che su Facebook aveva scelto una frase di Anna Frank come immagine di copertina: "Nonostante tutto, io continuo a credere nell’intrinseca bontà del cuore umano". Anche lui se n’è andato ai piedi di Sant’Arialdo, lo hanno trovato poco dopo le 9. Viveva a San Giuliano Milanese con la compagna, undici anni fa aveva patteggiato per un furto ma poi si era rimesso in riga, aveva preso un titolo da operatore sociale ed era impegnato come volontario.

La cantante con le siringhe sul comodino

Ma l’eroina non resta chiusa nel cortile di Rogoredo. Il 30 marzo scorso in un appartamento di via Mauro Macchi (a due passi dalla stazione Centrale) è stato trovato il corpo di Iza Kavtaradze, una georgiana di 28 anni diplomata in canto al conservatorio di Tbilisi. Isabel, così la chiamavano tutti, viveva da poco in quella casa, aveva trovato un lavoro come ragazza alla pari per una coppia che ha due figli. Non aveva mai dato segni di malessere, era sempre stata puntuale e precisa. Fino a quella mattina, quando la proprietaria ha aperto la porta della sua stanza e l’ha trovata ormai senza vita, con due siringhe usate poggiate sul comodino e un cucchiaino annerito da un accendino. L’autopsia ha confermato la morte per overdose.

L'ultima vittima di overdose trovata in un ostello a Milano

Le indagini del commissariato Garibaldi-Venezia hanno ricostruito gli ultimi anni di Isabel a partire dal suo arrivo in Italia per una borsa di studio in canto. Si sono immersi nella sua vita fino a scoprire l'ultima relazione con il 37enne della Sierra Leone Mohamed Kargbo, un pusher attivo attorno alla stazione. A giugno lo hanno fermato per spaccio proprio in quella zona ed è stato indagato per averle dato la dose di eroina tagliata male che l’ha uccisa. L’ultimo di questo triste elenco è Fabrizio Fusco, un carpentiere di 47 anni che ieri mattina è stato trovato morto in un bagno comune di un ostello in via Rimembranze di Lambrate. L’addetto alle pulizie che ha chiamato il 112 ha raccontato ai carabinieri che aveva ancora la siringa piantata nel braccio e un kit per preparare la dose.

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