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Legnano, uccise il padre con 75 coltellate: assolto. È incapace di intendere e di volere

È stato dichiarato incapace di intendere e di volere Marco Campanella, l’uomo che il primo luglio 2019 ha ucciso con 75 coltellate il padre 71enne al culmine di un litigio: secondo quanto emerso dalla perizia il 36enne è affetto da una grave schizofrenia paranoide e per questo è stato anche ritenuto socialmente pericoloso: trascorrerà i prossimi cinque anni nella struttura psichiatrica di Castiglione delle Stiviere.
A cura di Chiara Ammendola
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Immagine di repertorio
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È stato assolto Marco Campanella, l'uomo che lo scorso luglio uccise con 75 coltellate il padre 71enne: il giudice per l'udienza preliminare Tiziana Landoni giovedì 28 maggio ha deciso per l‘assoluzione del 36enne di Legnano per vizio totale di mente, così come chiesto dal pubblico ministero Francesca Parola. La scorsa settimana era stata depositata la perizia psichiatrica del professor Mario Girola che aveva evidenziato come l'uomo soffrisse di una grave schizofrenia paranoide di cui i genitori non erano a conoscenza. Per questo il 36enne è stato dichiarato socialmente pericoloso e dovrà trascorrere i prossimi cinque anni nella struttura psichiatrica di Castiglione delle Stiviere.

"Non ero io, io non sono una persona pericolosa", le parole che Campanella ha affidato al perito, quest'ultimo ha parlato di "un contesto di assoluta indifferenza emotiva, come se raccontasse qualcosa che ha visto fare e di cui conserva brandelli di ricordi invece che qualcosa che ha agito personalmente" nelle dichiarazioni riportate da LaPrealpina. Dal carcere nel quale si trova dallo scorso luglio il 36enne ha anche scritto una lettera alla madre "con intenti consolatori e minimizzanti, firmandosi ‘dottor Marco Campanella' che testimoniano la sua sorprendente anaffettività", continua lo psichiatra. Marco era stato adottato quando aveva un anno ma il trauma dell'abbandono non lo aveva mai abbandonato tanto da non riuscire negli anni ad avere un amico o una fidanzata, o anche un'affermazione professionale: il 36enne soffriva inoltre di manie persecutorie: "La patologica dinamica relazionale con la figura paterna, vissuta da ultimo non solo come presenza ossessivamente svalutante, persecutoria e a tratti minacciosa della sua integrità fisica, ma anche e soprattutto minacciosa per la sua identità psichica – si legge nella perizia – questo a fronte delle ricorrenti pressioni paterne, tese a fargli lasciare il suo isolamento relazionale e le velleitarie progettualità esistenziali per entrare nel mondo del lavoro e separarsi dal quadro famigliare".

1 luglio 2019: il giorno dell'omicidio

Diplomato al Conservatorio, Marco si era da poco laureato in Lingue alla triennale e aveva manifestato l’intenzione di iscriversi a Scienze politiche per studiare Rapporti internazionali. Progetti di vita di un uomo visti mal volentieri dal padre, che desiderava per il figlio un avvenire diverso, basato su qualcosa di concreto, che si cercasse un lavoro e si costruisse una famiglia come i suoi coetanei. Il primo luglio 2019, giorno dell'omicidio, i due avevano iniziato a litigare proprio per questo motivo, nell'abitazione dove vivevano a Legnano in via Sante Giovannelli, quando Marco ha afferrato due coltelli e ha colpito il padre, Michele, 71enne ex maresciallo della Guardia di finanza. Gli ha sferrato 75 coltellate, con un coltello da cucina e con un secondo coltello con la lama più grande, per tagliare la carne. Raggiunto dalle forze dell'ordine, l'uomo si è fatto arrestare e ha da subito confessato l'omicidio: "Voleva che trovassi un lavoro – le sue parole – e per questo l'ho ucciso".

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