Milano e Cortina ce l'hanno fatta. Il sogno olimpico è diventato realtà: le Olimpiadi invernali del 2026 si terranno in Lombardia e in Veneto. La decisione del Cio, comunicata oggi pomeriggio tra il tripudio della nutrita delegazione olimpica a Losanna e delle persone che si sono assiepate davanti ai maxischermi collocati a Milano, Sondrio e Cortina d'Ampezzo, rappresenta per il capoluogo lombardo il proseguimento di quella spinta verso l'internazionalizzazione iniziata con l'Expo del 2015 e perseguita dal sindaco Beppe Sala nel corso dei primi tre anni del suo mandato. Un cammino che ha avuto anche battute d'arresto (come la mancata assegnazione dell'Ema, l'Agenzia europea del farmaco), ma che segna oggi una tappa fondamentale.
Milano locomotiva di un'Italia che arranca
Milano si dimostra sempre più locomotiva di un'Italia che arranca. Una città che, pur tra mille problemi e contraddizioni (una su tutte, lo scollamento tra le due parti della città, centro e periferie) rappresenta un modello positivo a cui guardare. Ma soprattutto una città che continua a correre (a volte senza preoccuparsi di sacrificare qualche suo simbolo, come evidenzia la vicenda della possibile demolizione dello stadio Meazza di San Siro) e che lascia sempre più indietro altre metropoli. In tema di Olimpiadi, il pensiero dopo la vittoria di oggi (che segna un primato: Milano non aveva mai ospitato i Giochi olimpici invernali) non può che andare all'eterna rivale di Milano, Roma. La Capitale la sua chance di ospitare i Giochi olimpici (quelli estivi del 2024) non ha voluto nemmeno giocarsela: il no della sindaca Virginia Raggi (che alimentò molte polemiche con lo stesso presidente del Coni Giovanni Malagò), tarpò le ali al sogno olimpico ancora prima che decollasse. Oggi il sindaco di Milano Beppe Sala, in sede di presentazione al Cio, ha invece detto di aver sempre creduto al sogno olimpico fin dall'inizio. E la differenza sostanziale tra Milano e Roma forse sta tutta qui: una città che continua a sognare contro una che ha smesso da tempo di farlo, e vive nel ricordo di una grandezza ormai in declino. Adesso spetterà al capoluogo lombardo e a chi l'amministra dimostrare di aver imparato anche da tutti gli errori commessi durante l'Esposizione universale, per fare davvero quel salto di qualità che la porrebbe al livello delle altre metropoli europee.