Lavoratori Rsa a Regione Lombardia: “Impossibile gestire malati gravi Covid, servono specialisti”
Le Residenze sanitarie assistenziali per anziani non sono reparti di terapia intensiva. E dunque, per gestire malati gravi Covid, servono le competenze di medici e infermieri specializzati, da far arrivare dall'esterno. Questo il senso di un comunicato congiunto redatto dalle associazioni di categoria socio sanitarie lombarde e indirizzato alla Regione Lombardia. Più pacato nei toni rispetto alle accuse che sono state lanciate negli scorsi giorni a fronte della tragedia che sta riguardando molte strutture, dove migliaia di anziani si sono contagiati e sono morti, ma rigido nelle richieste a Palazzo Lombardia.
Le nostre strutture sono comunità assistenziali, non ospedali
"Le nostre strutture sono comunità assistenziali, non ospedali e soprattutto non siamo terapie intensive", premettono nella nota Agespi (Associazione gestori servizi sociosanitari e cure post intensive), Anaste (Associazione nazionale strutture terza età), Arlea (Associazione regionale lombarda enti di assistenza), Anffas (Associazione Famiglie di disabili intellettivi e relazionali, Aci Welfare (l'Alleanza delle cooperative italiane che raggruppa Legacoop e Confcooperative) e Uneba (Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale). Le associazioni si sentono "a tutti gli effetti parte attiva del welfare lombardo e del Servizio sanitario regionale", contribuendo a tutelare il diritto costituzionale alla salute. Durante l'emergenza Covid-19 hanno continuato a fare la propria parte "e anche qualcosa in più": "Stiamo facendo la nostra parte, e lo abbiamo fatto fin dall’inizio da soli". Adesso, però, chiedono l'aiuto della Regione: "Il contributo che gli enti sociosanitari possono offrire, la parte che possono svolgere, è quello coerente con la loro natura e la loro missione: comunità assistenziali e non terapie intensive", scrivono le associazioni, che sottolineano come il loro lavoro sia garantire agli anziani e alla persone con disabilità ospitate nelle Rsa "qualità della vita a 360 gradi: nelle nostre strutture elaboriamo progetti educativi personalizzati, oltre a garantire assistenza sanitaria generalista 24h/7gg".
Le Ats identifichino medici specialisti, virologi e infettivologi da inviare nelle Rsa
"Gestire in piena sicurezza e consapevolezza un malato di Covid-19 in gravi condizioni – evidenziano però le associazioni – va al di là delle nostre competenze e, spesso, anche delle nostre possibilità pratiche". Da qui la richiesta principale: "Per il bene degli anziani e delle persone con disabilità, chiediamo che le Ats lombarde identifichino medici specialisti, virologi e infettivologi che vengano in struttura in modo da offrire un servizio di supporto agli operatori delle Rsa, delle Rsd e delle altre strutture sociosanitarie". Se la saturazione del sistema ospedaliero (al momento fortunatamente superata) impedisce di ricoverare gli ospiti delle Rsa negli ospedali, allora sono il personale e le competenze degli ospedali che si devono spostare nelle Rsa.
Le altre richieste: protezioni, tamponi, personale
Tra le altre richieste avanzate dalle associazioni di categoria alla Regione, ci sono i dispositivi di protezione individuale, la cui mancanza (o presunti divieti di indossarli) avrebbe contribuito alla diffusione del contagio nelle case di riposo, la richiesta di tamponi per il personale e gli ospiti di tutte le strutture sociosanitarie con priorità, e la necessità di reclutare personale infermieristico e assistenziale per sostituire quello finito in malattia a causa del virus. Chiesto anche un tavolo condiviso con Protezione Civile e Regione per "vagliare le criticità in divenire, i livelli di cura adeguati ai nostri specifici setting e in linea con le conoscenze in costante evoluzione e al fine di elaborare linee guida e procedure dedicate".