“La morte di Pinelli? L’ha voluta lui”. L’audio inedito di uno degli ultimi testimoni oculari
Sono passati 50 anni da quella notte tra il 15 e il 16 dicembre 1969, quando l'anarchico Giuseppe Pinelli, trattenuto illegalmente nella stanza del commissario Luigi Calabresi al quarto piano della questura di Milano, precipitò dalla finestra, morendo poco dopo all'ospedale Fatebenefratelli. Per quella morte c'è una sentenza della magistratura, datata 1975 e firmata dal giudice Gerardo D'Ambrosio, che parla di un malore come "verosimile" causa della caduta dell'anarchico, 41enne sposato e padre di due figlie piccole. Una sentenza che non ha mai fugato i dubbi su quanto avvenne davvero in quella stanza, dove Pinelli veniva sottoposto a interrogatorio nella stanza del commissario Luigi Calabresi (che secondo la sentenza non era presente al momento della tragedia), di quattro poliziotti e di un tenente dei carabinieri. Quasi tutti coloro che erano assieme a Pinelli in quella stanza sono morti. Quasi tutti, ma qualcuno è ancora in vita. E il giornalista Andrea Sceresini, autore assieme al collega Alberto Nerazzini dell'inchiesta "121269" sulla strage di piazza Fontana, disponibile sulla piattaforma di podcast Audible, è riuscito a trovarlo. Ne è nata una conversazione inedita con uno dei protagonisti di uno dei grandi misteri italiani, un cui stralcio è pubblicato qui di seguito in esclusiva da Fanpage.it per gentile concessione da parte degli autori.
La domanda immagino già che sappia qual è: che è successo quella notte in questura?
Non è successo niente, guardi. A un certo momento siamo stati molto creduloni o imbecilli che abbiamo lasciato Pinelli che si muovesse nella stanza sia pure piccola dove c'erano tre o quattro… Ho dimenticato tutto perché non c'era nessuna importanza per ricordare.
Ma è morta una persona.
Sì, va bene. Ma l'ha voluto lui però, chiedo scusa. Stava fumando, andando su e giù perché Calabresi si era allontanato per andare dal capufficio, a un certo momento apre la finestra per buttare… e poi "brom". Io ero seduto vicino.
E si butta giù.
E basta. E basta! Questo è quello che è successo in quella stanza.
Lello Valitutti, l'anarchico che stava fuori dalla porta, se lo ricorda?
Un imbecille.
Lui dice che c'era silenzio, che sente un tonfo, a mezzanotte meno un quarto. Non un tonfo, come una colluttazione.
No no, no, nessuna colluttazione.
E poi a mezzanotte, dopo un silenzio tombale sente questo…
Non c'è stata nessuna colluttazione, nella maniera più assoluta. Nessuna colluttazione. Pinelli io lo conoscevo, gli parlavo. Ci salutavamo pure quando ci incontravamo per la strada, ho reso l'idea. Quindi non c'era motivo di accanirsi contro Pinelli anche perché non aveva detto granché.
E perché l'avete tenuto 72 ore in questura in modo illegale, allora? Il fermo si è protratto oltre il termine.
Il fermo credo che durava allora 48 ore.
E lui 72 ore è rimasto, dal 12 fino al 15 notte.
Questa è una cosa dell'ufficio, non è che l'abbiamo trattenuto noi. Non potevo farlo di mia iniziativa.
Non disse nulla in questo famoso interrogatorio?
No, basta, per me non è successo niente. Lei dice: è morto uno. Eh, ma l'ha voluto lui, però. Chiedo scusa.
La verità giudiziaria ha parlato però di un malore.
A chi?
Il processo D'Ambrosio, sa che giunse a una sentenza.
Io la sentenza non l'ho letta neanche perché non me ne fregava niente. Uno che sa di non essere coinvolto se ne strafrega di queste cose.
L'inchiesta a puntate 121269 sulla strage di piazza Fontana
La conversazione tra Sceresini e uno dei pochi testimoni oculari ancora in vita prosegue, e assume un significato particolare se si pensa che, finora, nessuna delle persone che si trovavano nella stanza del commissario Calabresi aveva parlato. L'intero dialogo tra il giornalista e uno degli ultimi testimoni oculari di quanto accadde tra il 15 e il 16 dicembre 1969 è contenuto nella lunga inchiesta a puntate "121269", nella quale i due giornalisti provano a "riannodare i fili di una trama che la giustizia non è mai riuscita a completare". Una trama lunga sette processi, finita con assoluzioni per tutti i protagonisti. Per i 17 morti di piazza Fontana l'ultimo processo ha stabilito le responsabilità di Franco Freda e Giovanni Ventura, ordinovisti di Padova non più processabili perché assolti in via definitiva in un altro procedimento. La vicenda della morte di Pinelli, almeno per la giustizia italiana, si è invece chiusa con la già citata ipotesi del malore. Un'ipotesi solo "verosimile".
"121269" è un podcast d'inchiesta di Alberto Nerazzini con Andrea Sceresini prodotto da Dersu in esclusiva per Audible Original. A questo link si possono trovare le prime quattro puntate, poi l'inchiesta proseguirà con nuovi episodi pubblicati all'inizio del 2020. Sceresini e Nerazzini sono partiti dall'enorme quantità di carte raccolta dal giudice Guido Salvini – autore dell’ultima istruttoria sulla strage di piazza Fontana – che per dieci anni dopo la sentenza del 2005 ha continuato a indagare sulla vicenda, una storia "immensa e che parla dell’Italia di oggi": un Paese che, cinquant'anni dopo, è "ancora ferito dalle schegge della bomba".