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La denuncia di Arcigay: ragazzo picchiato e insultato a Milano perché indossa una giacca rosa

Un giovane attivista di Arcigay ha denunciato di essere stato aggredito e insultato a Milano perché gay. L’episodio è avvenuto lo scorso 30 aprile in piazzale Segesta, zona San Siro: ad aggredire il giovane sono stati sei ragazzini minorenni. Duro Arcigay: “Non è pensabile in una società civile che ragazzi o ragazze non possano passeggiare liberamente in una città”.
A cura di Francesco Loiacono
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Picchiato e insultato perché indossava una giacca rosa. Questo è quello che è accaduto a un giovane attivista milanese di Arcigay, che ha denunciato un'aggressione a sfondo omofobico avvenuta la sera dello scorso 30 aprile a Milano. Il ragazzo si trovava assieme a un amico e a un'amica vicino a piazzale Segesta, in zona San Siro. Un gruppo formato da sei ragazzini, tutti minorenni, lo ha aggredito prendendolo a pugni e insultandolo perché gay. Dopo l'aggressione e gli insulti sono arrivate le minacce: al ragazzo aggredito è stato infatti intimato di non farsi più vedere nella zona, pena ulteriori e più pesanti ripercussioni. Il giovane aggredito ha subito chiamato la polizia, che non è riuscita però a rintracciare gli aggressori, nel frattempo dileguatisi. Sulla vicenda è stata comunque sporta una denuncia in questura.

Il presidente di Arcigay Milano, Fabio Pellegatta, ha pubblicato una nota su Facebook per denunciare l'episodio: "Quanto avvenuto è grave perché non è pensabile in una società civile che ragazzi o ragazze non possano passeggiare liberamente in una città. È grave perché quanto accaduto è specchio di una cultura dell'intolleranza che da anni sta imperversando strade e discorsi politici. Quanto è avvenuto è grave perché mostra in maniera inequivocabile quanto discorsi e pensieri omotransfobici o comunque di intolleranza verso le minoranze, espressi per finalità politiche, si tramutino poi in azione da parte di fasce di popolazione più suscettibili e vulnerabili", ha scritto Pellegatta, che ha poi lanciato un appello alle forze dell'ordine ma anche alle istituzioni: "Chiediamo e confidiamo nelle forze dell'ordine affinché questi episodi non abbiano più ad avvenire. Chiediamo un livello di responsabilità sociale maggiore a chi, occupando un ruolo pubblico, usa parole che possono diventare "pesanti" quando poi diventano pensiero sociale. Le società civili, per essere tali, esigono uno sforzo comune nella tutela dei valori di libertà e di rispetto. La tutela delle minoranze è lo specchio della civiltà e della laicità di una nazione. È una responsabilità importante che tutt* dobbiamo condividere e abbracciare".

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