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L’ex socio di Giardiello: “Devo la vita all’avvocato, ha detto di non venire in tribunale”

Massimo D’Anzuoni, ex socio di Claudio Giardiello, era probabilmente il prossimo obiettivo del killer del tribunale di Milano: quando i carabinieri lo hanno fermato Giardiello si stava dirigendo verso il paese di D’Anzuoni, con cui in passato aveva condiviso una società.
A cura di Francesco Loiacono
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La strage al tribunale di Milano, avvenuta giovedì mattina per mano di Claudio Giardiello, avrebbe potuto contare un'altra vittima: l'ex socio d'affari del killer Massimo D'Anzuoni: "Devo la vita al mio avvocato, se non fosse stato per lui sarei stato in quell’aula. E probabilmente sarei morto". Queste le parole scioccanti dell'uomo che per anni ha condiviso con Giardiello la Miani Immobiliare, una delle tante società che il killer del tribunale aveva messo su ma non era riuscito a gestire al meglio.

Proprio un meccanismo di soldi in nero legato alla Miani – di cui il 25 per cento era in mano alla Magenta Immobiliare di Giardiello – aveva creato dei dissidi tra D'Anzuoni e Giardiello. In sostanza, la quota della Magenta Immobiliare sarebbe servita in realtà per far girare in nero i soldi dei compromessi su alcuni appartamenti venduti in due palazzine in via Biella a Milano realizzate dalla Miani Immobiliare. La vicenda è complessa e sarà ricostruita nel processo sul crac della Magenta: in sintesi, però, tra i soci vi erano accordi per spartirsi i soldi in nero – con tanto di nomignoli assegnati a ciascuno, Giardiello era il Conte Tacchia – salvo poi rimetterne una parte nella società per non farla fallire. D'Anzuoni, secondo il suo avvocato, è stato l'unico a farlo, salvando la Miani. Giardiello invece si è tenuto tutto per sé, facendo andare a fondo la sua Magenta, dalla quale aveva estromesso il nipote Davide Limongelli, gravemente ferito nella sparatoria di giovedì.

L'ex socio scampato al killer: "Devo la vita al mio avvocato"

Probabile che, anche considerando il carattere particolarmente paranoico del killer, Giardiello si sia sentito abbandonato dagli amici nella vicenda del fallimento. "Credo che probabilmente l’inizio della sua crisi sia avvenuta nel momento in cui ha pensato che tutti gli amici lo avessero abbandonato, peccato che la storia non è andata così", ha detto infatti D’Anzuoni al suo avvocato, Luigi Liguori. Fatto sta che, come confermato anche dal ministro dell'Interno Angelino Alfano, quando Giardiello è stato bloccato dai carabinieri vicino alle Torri bianche di Vimercate, il killer stava per accedere al raccordo con l’autostrada A4: destinazione Bergamo e poi Carvico, proprio da D’Anzuoni.

"Non lo vedo e non lo sento dal 2007 e devo la vita al mio avvocato", ripete quasi scioccato D'Anzuoni. Mentre l'avvocato Liguori, che inconsapevolmente gli ha salvato la vita, conferma: "È vero sono stato io a dirgli di non venire oggi in Tribunale: era in programma un’udienza tecnica, era previsto l’esame dei consulenti e il suo apporto non era necessario".

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