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Jessica come Aurora: una ragazza e una bimba che Milano non è riuscita a difendere

Jessica Valentina Faoro aveva 19 anni. La piccola Aurora Falchi appena 9 mesi. Entrambe sono morte alla periferia di Milano: Jessica è stata uccisa dal tranviere Alessandro Garlaschi, Aurora è morta di fame, trascurata dai suoi genitori. Tra i due casi sono passati oltre tre anni, ma nulla sembra essere cambiato: entrambe sono anime fragili, persone in difficoltà che Milano non è riuscita a difendere.
A cura di Francesco Loiacono
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Jessica Valentina Faoro aveva 19 anni. La piccola Aurora Falchi appena 9 mesi. Entrambe sono state uccise a Milano: Jessica dall'uomo che la ospitava in casa, il tranviere Alessandro Garlaschi. Aurora invece è morta di stenti, a causa delle privazioni a cui i genitori – condannati in primo grado a 12 anni – l'hanno sottoposta. Tra i due casi passano quasi tre anni: Aurora morì nella notte tra il 26 e il 27 febbraio 2015, Jessica è stata uccisa al mattino del 7 febbraio. Due giovani vite spezzate, entrambe alla periferia di Milano: via Filippo Severoli in zona Primaticcio per Aurora, via Brioschi al quartiere Stadera per Jessica.

Una cosa accomuna Jessica e Aurora. Entrambe sono anime fragili, persone in difficoltà che Milano non è riuscita a difendere. Il caso di Aurora,  morta di fame pochi mesi prima dell'Expo dedicata all'alimentazione, non era noto ai servizi sociali, come riferì all'epoca l'assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino. Jessica Valentina, invece, era nota agli assistenti sociali fin da piccola, quando era stata allontanata assieme al fratello dai genitori. Da allora per la ragazza è iniziato un calvario fatto di continui ingressi in comunità, puntualmente seguiti da fughe: di affidamenti a famiglie che però non sono riuscite a non fare allontanare Jessica. In tutti questi anni nessuno è riuscito ad aiutare davvero la 19enne, che si è rifugiata in una rete di contatti "ambigui" e pericolosi, fino al fatale incontro con il tranviere che l'ha uccisa.

Milano deve mobilitarsi sempre di più per difendere i suoi cittadini più deboli

Le colpe, quando saranno accertate da un tribunale, sono personali: vale per Garlaschi così come per i genitori di Aurora. Ma, in entrambi i casi, Milano si deve interrogare, senza retorica, su cosa non abbia funzionato nella sua pur efficiente rete di assistenza, sul perché nessuno sia riuscito ad aiutare una ragazza che, anche se magari inseguiva la propria libertà, avrebbe potuto essere consigliata o confortata in maniera da non trovarsi in situazioni di pericolo. Così come la città non dovrebbe mai smettere di interrogarsi sul perché nessuno si sia accorto di una bambina che moriva di fame nella noncuranza dei genitori. Tra le morti di Aurora e Jessica sono passati oltre tre anni, ma sembra non essere cambiato nulla: "Milano deve mobilitarsi sempre di più e con sempre maggiore determinazione contro l'abuso e la violenza degli uomini sulle donne", ha detto l'assessore Majorino annunciando l'intenzione del Comune di costituirsi parte civile nel processo contro l'assassino di Jessica. Ma in generale deve fare di più per difendere i suoi cittadini più deboli: siano neonate, ragazze in difficoltà, clochard, persone sole, anziani. Tutte le anime fragili della città.

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