Inchiesta Lodi, indagato anche un dirigente del Comune

Ci sarebbe un quarto indagato nell'inchiesta sulla gestione delle piscine pubbliche di Lodi che ha portato in carcere il sindaco Pd Simone Uggetti e l'avvocato Cristiano Marini. Lo rivela Cesare Giuzzi sul Corriere della sera. Il quarto nome iscritto nel registro degli indagati è quello di Giuseppe Demuro: si tratta del capo di Caterina Uggè, la funzionaria del Comune di Lodi che con la sua denuncia ha fatto partire l'inchiesta. Il contenuto delle conversazioni tra Demuro e la Uggè era finito nell'ordinanza con cui il giudice per le indagini preliminari Isabella Ciriaco aveva disposto per Uggetti e Marini la custodia cautelare in carcere.
Demuro sarà ascoltato come indagato sabato prossimo
Demuro era già stato ascoltato come testimone, ma il suo colloquio era stato caratterizzato da lacune e incongruenze. Il prossimo sabato sarà interrogato in veste di indagato: probabile che gli inquirenti gli chiederanno conto del suo ruolo nell'iter che ha portato al confezionamento del bando "su misura" poi vinto dalla società Sporting Lodi (di cui era consigliere Marini), nonché dei suoi tentativi di convincere la Uggè a rivedere le sue decisioni dopo aver denunciato al dirigente (che era anche il referente per il Piano anti corruzione comunale) le pressioni del sindaco.
Con l'iscrizione di Demuro salgono a quattro gli indagati per l'inchiesta lodigiana: l'altro nome è quello dell'imprenditore Luigi Pasquini, presidente della Wasken Boyz, società sportiva che avrebbe gestito le due piscine comunali scoperte in maniera occulta, spartendosi oneri e onori a metà con la Sporting Lodi.
Per Uggetti e Marini potrebbe arrivare presto la scarcerazione
L'inchiesta dei magistrati di Lodi potrebbe però essere a una svolta decisiva: nel corso dell'interrogatorio di ieri (con il pubblico ministero Laura Siani) infatti, Uggetti e Marini avrebbero confermato la piena volontà di collaborare consegnando agli investigatori le password di pc e smartphone. Una mossa apprezzata dai magistrati, che adesso potrebbero rivedere le misure di custodia cautelare disponendo per i due indagati in carcere la scarcerazione o l'attenuazione delle stesse misure: obbligo di firma o arresti domiciliari.