Inchiesta Expo, il sindaco di Milano Giuseppe Sala condannato a sei mesi per falso
Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, è stato condannato a sei mesi – pena commutata in sanzione da 45 mila – per falso nel processo sull'appalto per la Piastra dei servizi di Expo. L'ex commissario unico era presente in aula al Tribunale di Milano e ha ascoltato la lettura del dispositivo da parte dei giudici. La procura generale aveva chiesto per lui una condanna a un anno e un mese.
Sala: Continuerò a fare il sindaco con dedizione
"Questa sentenza non produrrà effetti sulla mia capacità di essere sindaco di Milano. Garantisco ai milanesi che continuerò a svolgere il mio lavoro con la dedizione che conoscono per i due anni che mi mancano, guardare avanti in questo momento ovviamente non me la sento. Sono una persona resistente, l'ho dimostrato in tanti momenti delicati della mia vita, attingerò alle mie risorse per andare avanti", ha commentato a caldo il sindaco uscendo dall'aula. Sala ha aggiunto che "una sentenza del genere dopo sette anni, per un vizio di forma, allontanerà tanta gente onesta e perbene dall'occuparsi della cosa pubblica. Questi sono i miei sentimenti, oggi qui si è processato il lavoro e io di lavoro ne ho fatto tanto".
Assolti tutti gli altri imputati
Il sindaco Beppe Sala è stato condannato, come emerge dal dispositivo letto dai giudici Guidi-Minerva-Valori, "limitatamente alla retrodatazione del verbale di annullamento di nomina della commissione giudicatrice e del verbale di nomina della commissione giudicatrice". Sono stati assolti, invece, tutti gli altri imputati: l'ex manager Expo Angelo Paris, che era imputato per falso in concorso con Sala, ma anche di tentato abuso d'ufficio, l'ex dg di Ilspa Antonio Rognoni, accusato di turbativa sul maxi appalto, e Piergiorgio Baita, ex presidente della Mantovani spa che vinse la gara, accusato di tentato abuso d'ufficio.
Inchiesta Expo: accusa di falso per l'appalto della piastra dei servizi
Sala era imputato per falso materiale e ideologico per la presunta retrodatazione di due verbali, nel maggio del 2012, della commissione di gara per il maxi appalto della Piastra dei servizi per l'Esposizione Universale del 2015. Nel processo è coinvolto, tra gli altri, anche l'ex manager di Expo, Angelo Paris. Questa mattina in aula è andato in scena un ultimo confronto tra accusa e difesa, durante le repliche del sostituto procuratore generale di Milano, Massimo Gaballo, e gli avvocati Salvatore Scuto e Stefano Nespor, legali di Sala. Per l'accusa "c'è la prova incontrovertibile della consapevolezza di Sala" e il "movente" fu il "rischio" che non si realizzasse l'Expo. Per la difesa le indagini e il processo hanno "escluso" questa consapevolezza."Se un imputato è tranquillo e sereno della sua innocenza la sua difesa non ha bisogno di infangare la pubblica accusa", ha detto il pg, riferendosi ad alcune contestazioni dei legali nel corso delle arringhe. "Non sono sorpreso da questo intervento, sono 3 anni che conosciamo questo ufficio, quella di oggi è stata un'altra caduta di stile", ha replicato l'avvocato Scuto.
La difesa del sindaco: Non sapevo della retrodatazione
In aula nella sua deposizione il sindaco di Milano si era difeso spiegando di non aver "mai avuto consapevolezza della retrodatazione dei verbali" che sono serviti per sostituire due commissari incompatibili. L'ex amministratore unico di Expo, rispondendo alle domande del sostituto procuratore Massimo Gaballo, aveva ricostruito il proprio ruolo nella vicenda. Le prime accuse a suo carico risalgono al dicembre 2016. La procura di Milano aveva chiesto l'archiviazione, respinta poi dal giudice per le indagini preliminari. La procura generale ha quindi avocato il fascicolo e avviato una seconda inchiesta, con Sala iscritto nel registro degli indagati.
La procura generale: Spiegazione non credibile
Una spiegazione che la procura generale ha giudicato "non credibile". Per l'accusa la retrodatazione degli atti è "provata oltre ogni ragionevole dubbio". Anche se Sala ha sostenuto di aver agito per non perdere tempo e non pregiudicare la buona riuscita di Expo, per gli inquirenti sarebbe comunque colpevole. Nel mese di gennaio il sindaco Beppe Sala è stato prosciolto dall'accusa di abuso d'ufficio in un altro filone dell'inchiesta Expo, quello relativo all'assegnazione del verde.