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Covid 19

In provincia di Bergamo 4500 morti per Coronavirus in un mese, più del doppio dei dati ufficiali

Nel mese di marzo i morti per Coronavirus nella provincia di Bergamo sarebbero stati circa 4500, più del doppio rispetto a quelli ufficiali, stimati in 2060. A dirlo un’analisi condotta dal quotidiano locale “L’Eco di Bergamo” dopo le denunce di diversi sindaci del territorio, da Giorgio Gori al primo cittadino di Nembro.
A cura di Francesco Loiacono
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I morti per Coronavirus in provincia di Bergamo, uno dei territori più colpiti dalla pandemia, sarebbero in totale circa 4500 in un mese: oltre il doppio rispetto a quelli ufficiali. A dirlo due diverse analisi condotte dal quotidiano locale "L'Eco di Bergamo" e dall'edizione bergamasca del "Corriere della sera" che, anche se differiscono leggermente sulle stime (il Corsera parla di circa 5000 decessi), giungono alle stesse conclusioni: il numero ufficiale di morti a causa del Covid-19 nella Bergamasca, che secondo i dati di Regione Lombardia è stato di 2060 persone nel mese di marzo, sarebbe molto sottostimato.

I sindaci della Bergamasca avevano denunciato: Dati ufficiali inattendibili

Le analisi certificano ciò che molti sindaci del territorio, a partire dal primo cittadino di Bergamo Giorgio Gori, ripetono ormai da giorni. Sono tante le persone che muoiono in casa, o nelle case di riposo del territorio (le Rsa, residenze sanitarie assistenziali, dove secondo una lettera scritta dai responsabili delle strutture alla Regione Lombardia e all'Ats in 20 giorni sarebbero morti 600 anziani) e che non vengono conteggiati nelle statistiche ufficiali sul Coronavirus, perché non viene fatto loro il tampone. Il primo a lanciare l'allarme sui "decessi sommersi" era stato il sindaco di Nembro Claudio Cancelli, alla guida di uno dei comuni della Val Seriana più colpiti dalla pandemia. In uno studio condotto assieme a Luca Foresti, amministratore delegato del Centro medico Santagostino, aveva affermato che i morti nel suo comune da gennaio a marzo di quest'anno rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso erano stati quattro volte di più. E in un'intervista a Fanpage.it a una conclusione simile era giunto anche il sindaco di Bergamo Giorgio Gori: "Tutti coloro che si ammalano, peggiorano e purtroppo muoiono a casa loro senza che nessuno gli abbia mai fatto un tampone non sono considerati ufficialmente vittime del virus, ma lo sono", aveva spiegato il primo cittadino, che fino a pochi giorni fa stimava in 212 i morti per polmonite sfuggiti ai conteggi.

D'altronde, da giorni lo stesso assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera, quando comunica i dati ufficiali relativi ai decessi per Coronavirus in Lombardia, ribadisce che sicuramente ci sono persone che sfuggono ai conteggi. Un dramma che purtroppo tutti i bergamaschi che in queste settimane hanno visto le pagine di necrologi sui quotidiani locali o le bare trasportate dall'esercito in altre città, perché i cimiteri e i forni crematori non riescono a gestirle, conoscono bene.

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