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Il processo a Maroni slitta ancora: nuovo rinvio per il referendum sull’autonomia della Lombardia

Il processo per induzione indebita e turbata libertà di scelta a carico di Roberto Maroni slitta ancora. Il nuovo rinvio è stato deciso per il referendum consultivo del 22 ottobre, quando si voterà per chiedere maggiore autonomia per la Lombardia. La nuova udienza del processo è fissata per il 26 ottobre. Intanto Maroni, dopo il referendum, intende chiedere allo Stato competenze su immigrazione e sicurezza. Critiche dal Pd: “Vuole stravolgere la Costituzione”.
A cura di Francesco Loiacono
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Non si sa se al Referendum per l'autonomia della Lombardia in programma il prossimo 22 ottobre vinceranno i "Sì" o i "No". Ma la consultazione popolare ha di certo già avuto una conseguenza: l'ulteriore rinvio del processo a carico di Roberto Maroni. Il governatore lombardo è a processo con le accuse di induzione indebita e turbata libertà di scelta del contraente. Le due accuse si riferiscono a vicende diverse che riguardano due ex collaboratrici di Maroni ai tempi in cui era ministro dell'Interno.

Di cosa è accusato Maroni

In un caso, Maroni è accusato di aver esercitato indebite pressioni per far partecipare a un viaggio istituzionale in Giappone organizzato dalla società Expo una sua ex collaboratrice, Maria Grazia Paturzo (non indagata). Secondo gli inquirenti, Maroni e Paturzo erano legati da una relazione affettiva (circostanza smentita dalla donna), e il governatore avrebbe cercato di portare l'ex collaboratrice con sé a Tokyo. Un viaggio a cui alla fine nessuno dei due partecipò.

Nel secondo caso, il governatore è accusato di aver procurato a un'altra sua ex collaboratrice, Mara Carluccio, un contratto di consulenza con un'agenzia della Regione Lombardia Eupolis. Il processo a carico di Maroni è stato finora costellato da numerosi rinvii. Molti sono dipesi dalle condizioni di salute dell'avvocato del governatore, Domenico Aiello, che ha più volte chiesto e ottenuto il differimento delle udienze presentando certificati medici che ne attestavano l'impossibilità a recarsi in aula. Una situazione che lo scorso maggio è stata così riassunta dal pubblico ministero titolare dell'inchiesta, Eugenio Fusco: "In 25 anni di professione, mai si era visto nulla del genere".

Maroni esulta per l'assoluzione dell'ex dg Expo Malangone

Adesso il nuovo rinvio, questa volta a causa del referendum. Il processo dovrebbe riprendere il 26 ottobre, mentre l'interrogatorio di Maroni, che finora non ha mai varcato le soglie del palazzo di giustizia di Milano, si terrà il prossimo 9 novembre. Non si sa se, andando avanti di questo passo, si riuscirà ad arrivare a una sentenza prima dell'importante appuntamento dell'anno prossimo, le elezioni regionali. C'è però una novità degli ultimi giorni che potrebbe influire sull'esito del processo: l'assoluzione con formula piena dell'ex direttore generale di Expo, Christian Malangone. L'ex dg, implicato nella vicenda del viaggio istituzionale della Paturzo, era stato condannato a quattro mesi in primo grado nel novembre 2015 (mentre la società Expo era stata assolta). Ma la Corte d'Appello ha ribaltato il verdetto, assolvendo Malangone: "Ottima notizia", aveva scritto a riguardo Maroni, consapevole che l'assoluzione dell'ex dg potrebbe spianare la strada anche alla propria.

Referendum, Maroni chiederà competenze su immigrazione e sicurezza

In attesa di definire la propria vicenda giudiziaria, oggi Maroni è tornato a parlare del referendum per l'autonomia. La priorità sarà "tenere i soldi dei lombardi", ha detto il governatore parlando alla stampa estera, ma tra gli obiettivi futuri dopo il voto (che non è vincolante, e serve solo a spingere il governo centrale a concedere più competenze e le relative risorse alla Lombardia) ci sono anche competenze in termini di immigrazione, ordine pubblico e sicurezza, materie che spettano allo Stato e che necessiteranno di una modifica della Costituzione: "Non ci poniamo limiti, voglio cambiare la storia", ha spiegato Maroni.

Il Pd: Maroni vuole stravolgere la Costituzione

Immediata la replica del Pd lombardo, che dipinge Maroni come un novello "Dottor Jekyll e Mister Hyde: "Dr Jekyll chiede il voto su un quesito inoffensivo per applicare quanto già previsto dalla Costituzione. Mr Hyde rivela le sue vere intenzioni: stravolgere la Costituzione puntando al bottino fiscale e a competenze che lo Stato non può delegare, ovvero sicurezza e immigrazione. Ma con l’avvicinarsi della data, le sue parole confermano il vero problema e soprattutto la sua paura: l’affluenza alle urne",

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