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Il papà di Aurora, la bimba morta di fame a Milano, in lacrime al processo: “La amavo”

Il papà di Aurora, la neonata morta di fame a Milano nel febbraio 2015, ha parlato in lacrime al processo che lo vede imputato assieme alla moglie e madre della bambina per maltrattamenti aggravati: “L’amore e il bene che volevo ad Aurora non si può capire”. L’uomo ha detto di aver chiesto aiuto ai servizi sociali, che però non sarebbero mai intervenuti. la mamma di Aurora: “Mai stata da un pediatra, temevo di dover pagare”.
A cura di Francesco Loiacono
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È a processo con un'accusa tremenda: aver maltrattato la propria figlia, di appena nove mesi, fino al decesso avvenuto per stenti. Davanti ai giudici della Corte d'Assise di Milano, Marco Falchi, il papà della piccola Aurora, è scoppiato in lacrime rispondendo alle domande: "Per me è una sofferenza che non sta finendo più, tutto l'amore e il bene che volevo ad Aurora non si può capire".

I genitori di Aurora rischiano 24 anni di carcere

L'uomo è a processo assieme alla moglie e madre della bambina, Olivia Beatrice Grazioli. Entrambi rischiano fino a 24 anni di carcere. Aurora è morta nella notte tra il 26 e il 27 febbraio del 2015 nell'abitazione della coppia, in via Filippo Severoli, zona Primaticcio. Pochi mesi dopo a Milano sarebbe iniziato l'Expo, con il focus sull'alimentazione. Eppure la piccola Aurora sarebbe morta di fame, secondo quanto hanno riferito due medici legali ai giudici in altre udienze del processo: "Si è spenta come una fiammella".

Per il pm l'indigenza non c'entra con la morte della neonata

Secondo il pubblico ministero Cristian Barilli, titolare dell'indagine, proprio i due genitori della piccola sarebbero responsabili del progressivo peggioramento delle sue condizioni di salute, fino alla morte per stenti. A sostegno della sua accusa le deposizioni delle forze dell'ordine e degli operatori sanitari che per primi intervennero nell'appartamento, trovandolo in pessime condizioni igieniche: insetti e scarafaggi ovunque, anche vicino al frigorifero, odore di escrementi e neanche l'ombra di un seggiolone o di un fasciatoio, qualcosa che potesse insomma lasciar trapelare la presenza in casa di una bimba così piccola.

Anche la presunta indigenza della famiglia viene messa in dubbio dal pm, che ha sostenuto che il giorno stesso della morte di Aurora i genitori acquistarono un'auto dal valore di oltre novemila euro. Al magistrato però il padre della bimba ha riferito di aver avuto paura che i servizi sociali gli togliessero la figlia: "Sì. La nostra era una situazione di miseria, di povertà".

Da capire se la famiglia si fosse mai rivolta ai servizi sociali

Un altro elemento chiave del processo è cercare di capire se i genitori si fossero mai rivolti ai servizi sociali. Il papà di Aurora ha affermato di aver "chiesto aiuto ai servizi sociali, ma non sono mai venuti. Sono andato da loro con Aurora in braccio. Ho dato il mio nome e il mio numero di telefono. Mi hanno detto che sarebbero venuti a vedere la situazione a casa, ma non sono mai venuti". Dichiarazioni in contrasto con quanto affermò l'assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino in una nota ufficiale di Palazzo Marino il 27 febbraio 2015, poco dopo la tragedia: "La piccola e i suoi genitori, benché probabilmente in grande difficoltà, non avevano mai chiesto aiuto ai nostri servizi, né erano stati segnalati da nessuno".

La mamma di Aurora: "Mai stata da un pediatra, temevo di doverlo pagare"

Anche la mamma di Aurora, Olivia Beatrice Grazioli, è stata ascoltata dai giudici, ai quali ha detto che la morte della figlia è stata causata da una situazione "che mi è sfuggita di mano". La donna ha poi rivelato altri particolari dei nove mesi di vita assieme a sua figlia: ad esempio di non avere mai "fatto visitare la figlia dal pediatra, per paura che fosse a pagamento", ma di averla portata più volte al pronto soccorso dell'Ospedale San Carlo, l'ultima volta proprio qualche settimana prima della morte perché la piccola aveva la febbre.

Nei giorni precedenti al decesso, invece, secondo la madre Aurora "stava benissimo". La donna ha poi risposto alle domande del pm Barilli sulle abitudini alimentari della bambina. Ha detto che nelle prime settimane Aurora veniva nutrita "fino a quattro volte al giorno" anche se non ricordava la quantità: "So solo che mia figlia mangiava tanto".

Anche la donna ha riferito ai giudici dello stato di indigenza in cui versava la famiglia, che vive solo con una parte della pensione del padre: "Se avessimo avuto i soldi, avremmo dato a nostra figlia i giocattoli e tutto il necessario". La donna, che davanti ai giudici ha sottolineato di portare sempre con sé un ciuccio della figlia per ricordo, ha poi affermato: "Ritengo di avere fatto ciò che potevo, ma se diventassi madre di nuovo avrei altre accortezze, mi farei aiutare di più da mio padre. A noi piacciono tanto i bambini, ma Aurora sarà l'unica".

La nuova udienza del processo è prevista per il 18 novembre, quando i giudici si esprimeranno sulla richiesta di perizia psichiatrica avanzata dai legali dei genitori di Aurora.

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