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Covid 19

Il lockdown in una stanza: famiglia di Sesto San Giovanni costretta per due mesi in 10 metri quadri

A Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, una famiglia di 4 persone ha trascorso i quasi due mesi di lockdown per l’emergenza coronavirus in una stanza di neanche 10 metri quadrati, in cui abitano da ormai 5 anni. Per Ingrid, Mubarak e i loro due figli di 7 e 2 anni è stata “molto dura”. Fanpage.it è andato a trovarli, per documentare come la quarantena non sia stata uguale per tutti.
A cura di Francesco Loiacono
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La fine del lockdown, lo scorso 4 maggio, ha rappresentato per molti una "liberazione" dalla permanenza forzata all'interno delle proprie abitazioni. Ma la quarantena non è stata uguale per tutti e ha acuito ancora di più le grandi differenze tra chi è più abbiente, e si può permettere una casa confortevole, e chi ha meno, e si è trovato improvvisamente a essere confinato all'interno di abitazioni decisamente poco adatte a trascorrervi anche un solo giorno. Immaginatevi dunque il disagio vissuto da una famiglia di Sesto San Giovanni, popoloso comune a nord di Milano un tempo noto come la Stalingrado d'Italia, costretta a trascorrere i mesi di lockdown all'interno della propria "casa" di neanche dieci metri quadrati, in cui abita da 5 lunghissimi anni.

Mubarak, Ingrid e i loro due bimbi: da 5 anni in una stanza

Casa è in effetti un termine improprio per descrivere il luogo in cui abitano Mubarak, muratore con impieghi saltuari, la compagna Ingrid e i loro due bambini: una bimba di 7 anni, nata da una precedente relazione di Ingrid, e il fratellino di due anni. In quattro abitano in una stanza all'interno di un edificio che la precedente amministrazione comunale ha messo a loro disposizione, dopo che Ingrid è stata sfrattata da una casa popolare perché morosa. "È molto dura", dicono i due adulti ai giornalisti di Fanpage.it che sono andati a trovarli durante la quarantena. Ingrid e Mubarak hanno raccontato come riescono a convivere in così poco spazio: la quotidianità è fatta di tanti compromessi, dal letto della bimba da spostare ogni sera, al tavolino da campeggio su cui mangiare, da aprire e montare ad ogni pasto. "Ci mettiamo a pulire per passare il tempo", raccontano. La sera riescono a vedersi un film in tv, che durante il giorno è monopolizzata dai cartoni per i figli.

La famiglia sopravvive grazie al reddito di cittadinanza

La famiglia sopravvive grazie al reddito di cittadinanza preso da Ingrid, unica forma di sostentamento. Eppure, nonostante le privazioni – come il bagno che i quattro devono condividere con un'altra famiglia con bimbi piccoli – e le difficoltà, la famiglia affronta la vita con dignità. In particolare la bimba, che in quei pochi metri quadri, "disturbata" dai genitori e dal fratellino, deve anche seguire le video lezioni di scuola. Non ha un pc per farlo, ma solo un telefonino. Quando le si chiede cosa le manca di più la sua risposta è immediata: "Le maestre e i compagni". E nonostante la sua età, mostra di comprendere perfettamente il motivo per cui si trova confinata in casa – "C'è il coronavirus, sennò rischio di prenderlo anch'io" – e anche un'incrollabile speranza nel futuro. Anche lei, come tanti altri bimbi, ha fatto un disegno con la scritta "andrà tutto bene": "Questa malattia finirà".

(Intervista a cura di Simone Giancristofaro e Carla Falzone)

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